La Procura di Brescia ha sequestrato la Caffaro
Storico provvedimento a Brescia: i carabinieri forestali hanno messo i sigilli alla Caffaro di via Milano, in città, inserita dal 2003 in un Sito di interesse nazionale per il grave inquinamento da pcb e non solo.
Il provvedimento di sequestro, eseguito dai carabinieri Forestale e disposto dal gip Alessandra Sabatucci su richiesta del sostituto procuratore Donato Greco e dell’aggiunto Silvio Bonfigli, è stato disposto nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale ed è dovuto al continuo inquinamento dell’impianto, con valori di cromo esavalente e mercurio ben al di sopra dei parametri di legge.
È stato nominato un custode giudiziario che dovrà garantire il mantenimento attivo della barriera idraulica che limita il passaggio dei veleni nella falda cittadina.Con il sequestro della Caffaro, il gip di Brescia Alessandra Sabatucci ha applicato la misura interdittiva del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese nei confronti di Donato Antonio Todisco, presidente del consiglio di amministrazione e attuale co-amministratore di fatto della Caffaro Brescia S.r.l., Alessandro Quadrelli, rappresentante legale dell'impresa, e Alessandro Francesconi, consigliere delegato alle tematiche ambientali nonché direttore dello stabilimento.
Le misure interdittive sono state disposte per i reati di inquinamento ambientale e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi, tra cui il cromo esavalente, e disastro ambientale «cagionato - scrive la Procura - dagli indagati per non aver garantito l'efficienza della barriera idraulica».
L'allarme sulla barriera idraulica non è nuovo. Avviata nel 2004 per contenere i veleni all'interno dello stabilimento, è risultata insufficiente e ha di fatto consentito la continua fuoriuscita dei veleni, come messo nero su bianco dall'Arpa e dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle Ecomafie nel 2017.
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