La nuova geografia fluttuante della Terra
Se state cercando «l’isola che non c’è», questa è l’indicazione che troverete sulla mappa: «seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino». Conduce ad una mitica terra di mezzo, dove «non ci son Santi né eroi, dove non c’è mai la guerra»… Viceversa esiste un’enorme «isola galleggiante» della quale troppe persone ignorano l’esistenza.
Le sue coordinate sono reali, la indicano al largo nell’oceano Pacifico a nord della California, dove si è originata tramite l’accumulo di smisurate quantità di rifiuti plastici. Maria Cristina Finucci, con il progetto artistico ambientale «Wasteland» ha inserito questo e altri «territori» di plastica fluttuante in uno Stato Federale (Garbage Patch State), riconosciuto dall’Unesco nel 2013.
Lo chiamano «Pacific Trash Vortex» ed è formato da milioni di tonnellate di bottiglie, borsine, tappi e spazzatura varia. Il vorticoso rimescolamento delle correnti oceaniche l’ha raggruppato in una zona che attualmente risulta essere molto più estesa della Spagna.
Un inquinamento visibile anche dalle viscere di pesci e uccelli marini, che sta diventando una delle principali cause di morte dei grandi cetacei. Alla costruzione della nuova geografia della terra contribuisce anche l’Italia con la produzione di milioni di bottigliette per l’acqua incontaminata delle nostre sorgenti.
Stivate su navi cargo di ritorno verso la Cina, sono vendute anche nei Paesi Arabi avidi di buona acqua, forse anche lungimiranti nel preservare le loro scarse riserve fossili. Le aziende di imbottigliamento si occupano unicamente delle qualità organolettiche dei loro prodotti, non certo dello smaltimento della plastica. L’isola galleggiante è il simbolo del degrado irresponsabile del nostro vivere «alla giornata».
L’Uomo produttore e consumatore è colpevole di egocentrismo cieco, per aver creduto che «Sorella Terra» fosse così grande da non vedere che quanto buttato ad est ricompare ad ovest. La terra è rotonda, oggi ne abbiamo la prova più devastante, ognuno deve prenderne atto ed invertire la propria rotta. L’attuale condizione del pianeta si riassume nell’opera murale di Banksy, dove l’artista -writer ha rappresentato una cameriera che spazza la polvere sotto il tappeto.
Con superficialità abbiamo stoltamente creduto che il mare avrebbe coperto lo scempio derivato dagli avanzi del nostro benessere. Non possiamo essere lieti, il futuro non sarà la «giovinezza che si fugge tuttavia», ma la certezza del domani è rappresentata dalla distruzione ambientale, alla quale i nostri figli difficilmente potranno porre rimedio.
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