La 'ndrangheta si infiltra a Brescia «senza trovare ostacoli»
Per gli inquirenti è l'ennesima dimostrazione «dell'emblematica capacità di infiltrazione della 'ndrangheta senza ostacoli di sorta». Anche nel Bresciano, dove professionisti, imprenditori, consulenti e prestanome non sembrano avere remore ad entrare nell’orbita dei clan ’ndranghetistici.
Emerge anche questo scenario inquietante nelle mille e ventotto pagine di ordinanza di custodia cautelare che raccontano dell'attività di uno dei clan più potenti della Calabria, i Bellocco, e fanno emergere, una volta di più i legami tra la ’ndrangheta e il territorio bresciano.
E tra le carte dell’inchiesta della la Dda di Reggio Calabria nata con il sequestro di 380 kg di cocaina e culminata in 36 arresti in carcere e nove ai domiciliari, spuntano le attività nel Bresciano di affiliati al clan che cercano aziende per appalti pubblici, le figure di professionisti che mettono a disposizione dei calabresi la propria casa e il proprio denaro, consulenti che procacciano imprenditori e prestanome che accettano di guidare società atte a mettere denaro nelle tasche della cosca.
Dei 49 indagati due sono bresciani. Un 25enne residente ad Erbusco, e di un 46enne di Chiari. Indagati a piede libero, pezzi piccoli di un'indagine corposa. Il primo ha accettato di diventare amministratore di una società immobiliare gestita in verità dal secondo per conto di Antonio Loprete, «soggetto - viene definito negli atti - pienamente inserito nel contesto della criminalità organizzata rosarnese».
E proprio Loprete a coltivare i rapporti con un ingegnere dell'ovest bresciano che mette a disposizione casa sua, come raccontato da un pentito, e che si affida al clan Bellocco per il recupero crediti. In cambio lascia al gruppo mafioso metà dei sodi recuperati.
«L'interazione di Loprete con il mondo dei professionisti del Nord Italia e di Brescia restituisce un'immagine di rara nitidezza della capacità di compenetrazione della 'ndrangheta fuori del territorio di origine, senza incontrare alcun ostacolo né culturale, né personale, né di altro tipo, tanto meno laddove veniva proposta attività illecità» si legge nelle carte della inchiesta. Emerge anche la figura di un consulente finanziario, con studio in città, al quale il gruppo mafioso chiede di mettere in campo progetti per avere soldi freschi. A lui, la scorsa estate, viene dato anche il compito di recuperare una società per partecipare ad una gara d'appalto per i rifiuti a Rosarno.
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