«La mia sfida al buio e al caldo: 150 km nel deserto di Boavista»

L’ultrarunner bresciano Fulvio Moneghini terzo nella durissima gara sull’isola di Capoverde
Ultrarunner. Il bresciano Fulvio Moneghini, con il numero 9
Ultrarunner. Il bresciano Fulvio Moneghini, con il numero 9
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L’ha rifatto. Questa volta nel deserto di Boavista, una delle isole dell’arcipelago di Capoverde. Dopo essersi messo a correre, camminare, dormire corricchiando lungo i 285 km della Milano-Sanremo; dopo essersi iscritto e aver concluso in 30 ore e 22 minuti i 202 km della Nove Colli romagnola, Fulvio Moneghini si è regalato l’ennesima follia sportiva del 2017. Il 50enne ultrarunner bresciano sabato 2 dicembre era alla partenza della Boavista Ultratrail, e domenica terzo al traguardo della gara di endurance in autosufficienza che porta gli iscritti a coprire i 150 km necessari per fare il giro dell’isola, dune di sabbia e pietraie incluse. Il bresciano ha abbassato il suo personal best di circa tre ore, nonostante abbia dovuto fare i conti con un antipatico fuori programma.

«Stavo bene - ci ha detto Moneghini sulla via del ritorno -: peccato solo che durante la notte, nel deserto, ho perso la strada corretta. È facile smarrirsi: al buio, con una segnaletica non proprio efficace, è un attimo trovarsi fuori rotta. Ho dovuto seguire la traiettoria disegnata dal faro di un quad che vedevo in lontananza. E quando è scomparso all’orizzonte, affidarmi alle sue tracce, quando resistevano al vento». Strategia. Meglio è andata alla luce del sole. Anche se è stata una luce violentissima. «Faceva molto caldo - ha proseguito il 50enne ultrarunner - tanto caldo che anche due ultramaratoneti capoverdiani, che dovrebbero essere abituati a quelle temperature, hanno dovuto ritirarsi. Loro partono veloce, senza risparmiarsi, a differenza mia. La mia strategia ha pagato».

Moneghini si è portato a casa il bronzo con il tempo di 27 ore e 40 minuti, alla media di 5,40 km all’ora, stesso tempo impiegato da un altro italiano in gara: Fabio Caporali, 14 anni più giovane del nostro. La gara, storicamente supportata dallo sponsor bresciano resort Ca’ Nicola, è stata vinta dall’atleta di casa Semedo Moreira (in poco meno di 21 ore), prima delle donne la 25enne italiana Giulia Saggin (al traguardo in 23 ore e 20).

Progetti. Chi pensa che Fulvio Moneghini approfitterà delle feste natalizie per riposare e fare un tagliando alle gambe, sulle quali nel 2017 si sono accumulati non meno di 6 milioni di metri percorsi, si sbaglia. Domenica prossima lo attende la maratona di Pisa, di fatto una passeggiata «sempre però da fare sotto le quattro ore» precisa l’ultrarunner. La mente del 50enne è già protesa alle sfide del 2018. Dopo aver corso la Dolomiti Brenta Trail (64 km di sentiero con 4.200 metri di dislivello positivo), Moneghini (con i compagni di avventura Sandro Gaffurini e Alessio Lucia) si è messo in testa il Tor de Geants, 330 km di trail per 24mila metri di dislivello positivo tra i più importanti 4000 delle Alpi, attraverso il Parco Nazionale del Gran Paradiso e quello Regionale del Mont Avic. Quest’anno non hanno accettato la sua iscrizione. Ora è in attesa di sapere se potrà essere al via il prossimo 9 settembre. E nell’attesa corre.

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