La mia laurea? Un dono alla città che ha cercato la verità
Lunedì si laurea Manlio Milani. All’alba degli 82 anni, 46 dei quali (per ora) passati suo malgrado alla ricerca della verità, l’Università degli Studi di Brescia gli conferisce il titolo di dottore in Giurisprudenza honoris causa. Il perché è presto detto. Se Brescia sa cos’è successo realmente il 28 maggio del 1974, se conosce i nomi ed i cognomi di chi l’ha fatto succedere, il merito è anche suo: con la Casa della Memoria, con le altre vittime, con quella parte della città e delle istituzioni che l’hanno sostenuto, ha impedito che il tempo inghiottisse la strage e la digerisse. Ha impedito che i depistaggi di Stato ottenessero il loro obiettivo: ha mandato fuori corso l’oblio.
Cos’ha provato quando ha saputo di questa iniziativa? «Per me è una grande soddisfazione, ma anche motivo di grande responsabilità. Questa laurea mi butta dentro una dimensione culturale che, per ovvie ragioni, non mi appartiene e che di sicuro non mi potevo permettere da ragazzino. È un riconoscimento che non premia solo me: è un dono a tutti coloro che hanno saputo costruire forme di incontro e di straordinaria aggregazione attorno alla strage. Se abbiamo potuto raggiungere la verità è merito di una città che non poteva accettare che quella tragedia rimanesse impunita...
Leggi l’intervista integrale sull’edizione del GdB in edicola oggi, domenica 16 febbraio, scaricabile anche in formato digitale
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