La mappa multietnica e interattiva della Brescia che cambia
Chiamiamolo così, il paradosso del compleanno: anche se a scuola nostro figlio è tra i pochi italiani nella sua sezione, quando poi scatta la festina (a casa o altrove) si ritroverà circondato in prevalenza da connazionali.
In pratica, il rapporto quasi si rovescia e quel caleidoscopio di provenienze che lo accompagnano quotidianamente si perde. Ed è, per l’appunto, un paradosso, dato che la realtà ci mostra una città sempre più multietnica, stratificata, dove convivono provenienze diverse.
La fotografia di tutto ciò l’ha appena scattata il Comune di Brescia con un bel lavoro statistico che mette in fila, per ogni strada della città, tutte le nazionalità presenti. Complessivamente sono 136 e vederle dispiegate sulla mappa dà l’idea dei mille colori di Brescia.
Qui vi proponiamo un grafico interattivo, realizzato con il data journalist Isaia Invernizzi, in cui potete scoprire quanto è multietnica la strada in cui vivete, vedendo nel dettaglio la composizione fino al singolo residente arrivato, per fare due esempi, dal Giappone o dall’Ungheria. Come potete facilmente intuire, le provenienze che vanno per la maggiore sono altre.
E via Milano è la zona che raccoglie in assoluto il numero più ampio di nazionalità: sono cinquanta in circa due chilometri e mezzo, con 1.187 stranieri residenti. In pratica, un mondo che si dispiega con la comunità indiana in primo piano, che raccoglie oltre un terzo degli stranieri. Attraversando appartamenti, negozi, locali, officine o agenzie viaggi ritroviamo poi egiziani, pakistani, rumeni, ucraini, marocchini, cinesi, senegalesi, bengalesi, nigeriani, cingalesi, moldavi, filippini, albanesi, tunisini, ghanesi, colombiani, algerini, boliviani, guineani, kosovari, polacchi, serbi, eritrei, jugoslavi, brasiliani, nigerensi, bulgari, ecuadoregni, gambiani, ivoriani, liberiani, lituania, beninensi, bielorussi, britannici, burkinabè, croati, dominicani, etiopi, francesi, giapponesi, mauriziani, peruviani, russi, salvadoregni, spagnoli, statunitensi, ugandesi e venezuelani. E, naturalmente, italiani.
Vi siete persi? Il rischio c’è, ma serviva l’elenco completo per dare l’idea della ricchezza e della complessità di questa strada in cui si gioca molto del futuro della città. Non a caso la Loggia ha scelto di concentrare qui gli sforzi di riqualificazione agevolati dal bando periferie del Governo Renzi.
Al di là del degrado strutturale di certi palazzi, della pesante eredità ambientale della Caffaro o dei problemi irrisolti della viabilità (per quanto tempo si è parlato di rendere via Milano un senso unico?), uno spaccato sociale simile ha bisogno di essere governato, accompagnato.
Il caleidoscopio. Non c’è solo via Milano, però. L’elenco delle quindici vie più multietniche di Brescia, che trovate, comprende via Corsica, con 720 stranieri divisi in 41 nazionalità, pakistani in primis, e arriva fino a via Mazzucchelli, 192 immigrati da 25 posti diversi, soprattutto dalla Moldavia.
Questo gioco consente di ritrovare le enclave presenti in città, come quella dei cinesi in viale della Stazione e nelle strade limitrofe. O ancora quella pakistana lungo viale Piave, anche se, a dire il vero, chi proviene da Punjab e dintorni tende a distribuirsi in maniera piuttosto omogenea in città. Parliamo di micro enclavi, comunque, non di ghetti, per quanto alcune nazionalità si concentrino in determinate aree, con una tendenza tipica dell’immigrazione: si cerca, insomma, di avvicinarsi a parenti, amici o conoscenti arrivati in precedenza.
Oppure ci sono le dinamiche del lavoro, come quelle che portano ad una maggiore presenza di filippini in centro, tra corso Mameli o via San Faustino. Percorrendo questa mappa troviamo così le 37 mila persone di origine straniera che popolano Brescia, un numero che si allarga se si considera anche chi, nel frattempo, ha preso la cittadinanza italiana. In una città che, dopo anni di calo dei residenti, è tornata a crescere raggiungendo i 199 mila abitanti. Dipende da loro, cioè da noi, superare il paradosso della festina di compleanno. Ma, in questo caso, non basta la sola statistica.
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