La mamma di Giulia: «Finalmente rispetto della giustizia»
Aveva perso ogni speranza di giustizia per quella figlia morta schiacciata dalla folla di un concerto. E invece dalla Germania è arrivata la notizia che non si aspettava: ci sarà un processo per la tragedia della Love Parade. Il 24 luglio 2010 in Germania rimasero ferite 600 persone e ne morirono 21, tra le quali una giovane bresciana, la 21enne Giulia Minola.
Nadia Zanacchi, la madre di Giulia, dopo questa notizia ha ritrovato la speranza: «Sembrava che volessero fare di tutto per nascondere, insabbiare quello che è successo, basandosi su piccoli aspetti per non vedere in realtà il problema grande».
Il tribunale di Duisburg aveva archiviato l’inchiesta, ma la Corte d’appello di Deusseldorf ha accolto il ricorso delle famiglie e riportato il caso in un aula giudiziaria.
A processo sono finite dieci persone che devono rispondere di omicidio colposo: si tratta di sei dipendnenti del comune di Duisburg e quattro componenti della società organizzatrice del maxi concerto di musica techno.
«Le responsabilità sono di tutto il sistema - ha detto ancora la mamma di Giulia - non è pensabile che possa ricadere tutto su un dipendente comunale o su un impiegato della società che organizza i concerti. Loro diranno che hanno eseguito degli ordini ma noi puntiamo ad arrivare a chi quegli ordini li ha dati». E sulla vicenda processuale dice che «altri genitori non avevano trovato la forza di rilanciare l'azione con la raccolta firme e il coinvolgimento della stampa. Io ho scelto di andare avanti e ora ritrovo fiducia nel sistema»
La famiglia di Giulia Minola, come quelle delle altre 20 vittime, si costiturà parte civile nel processo che ancora non ha una data di inizio, ma solo, e comunque non è poco, la certezza che ci sarà un dibattimento.
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