La Loggia sui profughi ucraini: «È un esodo, urge coordinarsi»
Coordinamento e qualità dell’accoglienza. Risorse statali ai Comuni per il sostegno delle famiglie che ospitano i profughi (come propone l’Anci) e luoghi funzionali a un fenomeno migratorio senza precedenti negli ultimi quarant’anni.
L’indicazione delle priorità a fronte di quello che non esitano a definire «esodo» dall’Ucraina arriva dall’assessore comunale alle Politiche per la famiglia, la persona e la sanità, Marco Fenaroli, e dai capigruppo di maggioranza a palazzo Loggia (presenti in conferenza stampa Laura Parenza, Francesco Patitucci e Donatella Albini, delegata del sindaco alla Sanità).
Fenaroli: «Quasi tutta l'accoglienza è a livello familiare»
«Ci troviamo ad affrontare una situazione che comporta tanto un intervento urgente quanto un impegno di lungo periodo - esordisce Fenaroli -. Si tratta di una massiccia migrazione forzata e non gestita con le quote, che impone alla macchina dello Stato di riorganizzarsi. Il Governo italiano ha messo a disposizione finora 11mila posti tra Cas e Sai; ma gli arrivi sono già più di 40mila: è evidente che la risposta non è adeguata e che quasi tutta l’accoglienza sta avvenendo a livello familiare. È quindi alle famiglie che vanno destinate le risorse tramite i Comuni, secondo la proposta dell’Anci».
Del resto i Comuni, che «in questo contesto non hanno ruoli decisionali, sono chiamati a collaborare». Quello di Brescia sta tra l’altro analizzando i casi delle persone registrate in Questura (1.311 in città, mentre in provincia a registrare sono i Comuni) verificando l’adeguatezza delle abitazioni messe a disposizione da privati tramite la piattaforma della prefettura (finora, com’è noto, hanno aderito 110 famiglie, sempre in città). Ma non solo.
La navetta Questura-via Morelli
È di ieri pomeriggio la notizia dell’accordo con Brescia trasporti per l’attivazione di una navetta che dalla Questura porterà i profughi al centro in via Morelli: un servizio che di fatto «corregge» quello che per Donatella Albini è stato «un errore: aver separato la registrazione dal primo accesso con tampone». La delegata alla Sanità riferisce infatti che «solo il 34% degli ucraini è vaccinato contro il Covid e questo, sommato ai viaggi lunghi e difficili cui sono costretti, è certo un fattore di rischio». Per quanto riguarda i bambini, nel 2019 in Ucraina c’è stata un’epidemia di morbillo e nel 2021 una di poliomelite; per questo quando arrivano, i piccoli sono vaccinati contro tali malattie, come disposto da Ats e Asst.
In generale, la salute di chi arriva è buona. Ma ovviamente lo stesso non può dirsi dello stato psicologico. «Servono mediatori in grado di dare un supporto in questo senso», osserva Albini. Serve una «qualità attraverso servizi diversi». E «servirà sedersi intorno un tavolo in vista del 14 aprile, quando la struttura di via Morelli non sarà più disponibile».
Il sopralluogo
Intanto oggi si terrà un sopralluogo in uno stabilimento dismesso per realizzare un nuovo centro dove riunire le molte iniziative già esistenti. Pensando, insiste Fenaroli, soprattutto alle famiglie ospitanti.
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