La fragilità degli anziani e la crisi forte del sistema
Gli anziani sono più del doppio dei giovani. Meglio, ogni 100 ragazzi di età inferiore ai 14 anni, a Brescia ci sono 201,7 persone che di anni ne hanno più di 65. Un indice di vecchiaia che è aumentato nel tempo ma che già cinque anni fa, con 180 anziani ogni cento giovani, era tra i più alti a livello nazionale.
«Anziani» tra virgolette, non a caso, perché dallo scorso anno, con la svolta giunta dai lavori del Congresso della Società italiana di Gerontologia e Geriatria, lo si diventa ufficialmente solo dopo i 75 anni. Sapere di essere tutti più giovani fa bene, almeno nello spirito, ma questo non porta alla sostanziale diminuzione della domanda sociale che il progressivo invecchiamento della popolazione comporta.
«Le risposte devono essere date con le risorse che abbiamo: quasi 50 milioni di euro l’anno per i Servizi sociali del nostro Comune, dei quali oltre il 13% sulle voci di spesa principali relative agli anziani» spiega l’assessore ai Servizi sociali, Marco Fenaroli. Sottolineando che, negli anni, «le risorse pubbliche restano le stesse: una cifra che non è diminuita, ma nemmeno aumentata». E, questo, in uno scenario che cambia di anno di anno.
Con Fenaroli ne parliamo in occasione del via libera che l’assemblea comunale ha dato al «Piano di zona 2018-2020» dell’«ambito 1» che comprende i comuni di Brescia e di Collebeato. «La domanda sociale continua a crescere e la risposta può essere data solo coinvolgendo di tutti: dagli organismi del Comune alle realtà del Terzo Settore, dai medici di medicina generale, ai farmacisti, psicologi, Ats e Asst. Stiamo lavorando su cinque tavoli tematici che sono aperti anche ai contributi dei Consigli di quartiere e, in tutto questo, nostro obiettivo è anche quello di valorizzare ulteriormente il volontariato con azioni di buon vicinato» aggiunge l’assessore, sottolineando che, proprio con il precedente piano di zona, è stato raggiunto «l’importante obiettivo di coinvolgere il Terzo Settore nella programmazione dei Servizi».
Non nasconde le criticità, l’assessore, in un quadro generale in costante evoluzione. «Dati alla mano, a Brescia il tasso di vecchiaia è compensato dal numero degli stranieri residenti che è passato dalle mille presenze dell’inizio degli anni ’90 agli attuali 38mila, ai quali se ne devono aggiungere settemila che sono stati naturalizzati. Per dare risposte concrete, abbiamo steso un Piano che, pur basandosi sulle linee fondamentali di quello precedente, ha come obiettivo coinvolgere ancora di più i consigli di quartiere e i diciotto Punti comunità. Le disponibilità a collaborare in questo settore ci sono, intendiamo valorizzarle».
Il 25% della popolazione in città ha più di sessantacinque anni ed i grandi anziani, con più di 95 anni, sono circa settecento. Ancora, sul totale, in sedicimila vivono da soli. «I problemi di salute e di assistenza legati all’invecchiamento non accadono in modo lineare e progressivo, ma avvengono spesso in modo improvviso - continua l’assessore -. In questo quadro, la difficoltà vera è di riuscire a dare risposte in tempi rapidissimi, senza scaricare il peso sulla famiglia che si trova da sola a fronte di strutture che faticano molto a dare risposte in tempo reale. Per questo, è centrale la relazione tra Servizi sociali, Ats e Asst: dobbiamo aggiustare i vari protocolli di ingresso nelle strutture, creandone di intermedie, consapevoli anche dalle relazioni dei servizi territoriali, oltre che dalla testimonianza dei familiari, che il punto di crisi molto forte avviene alle dimissioni dagli ospedali».
A questo proposito, Marco Fenaroli è convinto che serva una «rete di relazioni molto larga all’interno di un lavoro di programmazione che deve essere svolto dalle assistenti sociali del comune - ne abbiamo 55 - perché i servizi alla persona non possono essere appaltati in toto, ma in gran parte garantiti dalle professionalità che abbiamo».
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