La forza del Natale contro ogni paura
Dai vari sondaggi, ormai piuttosto frequenti, emerge che il tasso di ansia nella nostra società sta crescendo e che ad un vivo bisogno di sicurezza si sta affiancando l'esigenza di una maggiore forza da parte delle istituzioni. Qualcuno - non pochi - tende a interpretare questa esigenza nella linea dei poteri forti. Se chi sta sopra di noi e ha responsabilità è energico e deciso, saremo più al sicuro. Occorre fare i conti soprattutto con la paura.
È questa che spesso soggiace ad una ricerca di sicurezza che rischia facilmente di spingersi verso eccessi ingiustificati e pericolosi. Non va infatti dimenticato che il confine tra la potenza e la violenza è molto labile e che spesso nella storia è stato oltrepassato, con tragiche conseguenze. La potenza tendenzialmente rassicura. Ma di quale potenza abbiamo veramente bisogno? Di quale forza devono rivestirsi le istituzioni per dare tranquillità alla convivenza civile? Credo che anche in questo il Natale ci possa aiutare.
Tra le qualifiche che la tradizione cristiana ha attribuito a Dio vi è anche quella di «onnipotente». Il termine evoca una potenza estrema, immensa, coniugata con la maestà. Nessuno può competere con Dio, nessuno gli può resistere. Ma che tipo di potenza è quella di Dio? Per molti secoli la si si è intesa in un modo troppo umano, alla stregua dei potentati della terra: una forza incombente, di cui avere terrore, da propiziarsi in tutti i modi per non incorrere nei suoi tremendi castighi. In realtà, è proprio nel Natale che la potenza di Dio ha cominciato a svelare la sua vera natura.
Ci è apparsa come una forza assolutamente priva di violenza, per nulla distruttiva e per nulla vendicativa. Il presepe dimostra senza possibilità di equivoco che si tratta di una potenza mite e benefica, carica di tenerezza, che successivamente, cioè nella passione e resurrezione di Gesù, raggiungerà il vertice dell'umiliazione e del sacrificio. L'apparizione tra noi del Messia di Dio ha obbligato tutti a rivedere i parametri di giudizio e i criteri di interpretazione della potenza divina. Essa, tuttavia, è e rimane potenza a tutti gli effetti. Questo intende dire la Parola di Dio quando afferma che il Cristo è venuto come salvatore.
La salvezza suppone ed esige un intervento di trasformazione, di rinnovamento, di riscatto, di rigenerazione. Proprio ciò di cui si sente l'esigenza oggi, a fronte di quel senso di insicurezza e di incertezza che induce a invocare poteri forti per il bene della società. Il Natale cristiano - non quello dei consumi - ci ricorda che la vera potenza porta con sé la mitezza, la tenerezza e il sacrificio. Se vogliamo dare sicurezza al presente e speranza al futuro, dovremo dare a queste tre parole, che in realtà svelano tre diversi versanti dell'amore, una forma autenticamente istituzionale. Dunque non poteri forti ma sentimenti profondi; non il pugno chiuso ma le mani che si stringono; non la voce grossa ma il confronto serio. Da qui verranno progetti lungimiranti e decisioni coraggiose. Buon Natale.
Monsignor Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia
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