La fiera di San Faustino una bomba biologica? Non è detto

Mentre il picco di contagi a Bergamo è riconducibile anche alla partita Atalanta-Valencia, nella nostra provincia i tempi non tornano
Piazza Loggia affollata in occasione della festa dei patroni - © www.giornaledibrescia.it
Piazza Loggia affollata in occasione della festa dei patroni - © www.giornaledibrescia.it
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Si lavora nel campo delle ipotesi. Perché in questo momento nessuno riesce a spiegare con certezza la velocità con la quale il coronavirus si è sviluppato in Italia. A Bergamo una data X è stata indicata: il 18 febbraio quando lo stadio di San Siro a Milano si è riempito di tifosi dell’Atalanta per la sfida di Champions league contro il Valencia. «È stata una bomba biologica con 40mila bergamaschi che hanno viaggiato in pullman, auto, treno» ha detto Fabiano Di Marco, primario del reparto di Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

A Brescia l’attenzione è concentrata su un’altra manifestazione di massa. La fiera di San Faustino, quando il 15 febbraio tra le bancarelle per la festa dei patroni della città sono arrivate da tutta la provincia più di 250mila persone. Va detto che analizzando i numeri l’aumento importante di contagi nel Bresciano risulta però essersi manifestato, tenendo come riferimento la fiera di San Faustino, dopo i 14 giorni indicati come periodo massimo di incubazione.

Il 29 febbraio, esattamente due settimane dopo la fiera della città, i contagiati erano 14, diventati 45 il primo marzo, 60 il due marzo, 86 il giorno successivo, 127 il 4 marzo, 155 il 5 marzo, fino ad arrivare ai giorni di svolta. Il 6 marzo in tutta la provincia i positivi al coronavirus salgono a 182 per praticamente raddoppiare sabato 7 marzo quando il dato schizza a 413 contagi.

 

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