La fidanzata ammette «la droga è mia»: l’imputato viene assolto
L’amore vince su tutto. Anche in un’aula di tribunale. Lo può raccontare Thomas Maroni, 28enne di Coccaglio, attualmente in carcere perché coinvolto nell’inchiesta sulla morte di Francesca Manfredi - la ragazza di 24 anni stroncata l’estate scorsa da un’overdose - e ieri assolto per non aver commesso il fatto. Salvato dalla sua fidanzata che si è assunta la responsabilità della detenzione della droga che i carabinieri trovarono in casa della coppia il quattro marzo scorso.
Nell’appartamento c’erano hashish, ketamina e Mdma oltre a 17 mila euro in contanti. «La droga era mia, mentre i soldi sono i nostri risparmi. Metà miei e metà suoi» ha detto la fidanzata del 28enne. Lui ha ovviamente confermato.
«Tenevo quei soldi in contanti perché era arrivata una cartella esattoriale da Equitalia di 20mila euro e tenendoli sul conto corrente temevo potessero prelevarli». Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna ad un anno e otto mesi, sostenendo al contrario che il denaro sequestrato proveniva dallo spaccio visti anche i precedenti di Maroni, che ha finito lo scorso 21 settembre l’affidamento in prova per una condanna a due anni e otto per stupefacenti.
Maroni resta però in carcere perché è ritenuto lo spacciatore che a fine agosto ha venduto la ketamina a Francesca Manfredi, poi morta d’overdose in casa.
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