La ferita della Strage, la città che cresce

Nei primi anni '70 via alla costruzione di Brescia 2. Ma l’evento che segna la storia è la bomba del 28 maggio '74
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Ruspe, escavatrici, camion, betoniere e muratori entrarono in azione nell’estate del 1970. Sei anni dopo la sua definizione nel nuovo Piano regolatore, cominciava la costruzione di Brescia Due.
 
La nuova città direzionale, dove si prevedeva la nascita di case e negozi, ma soprattutto di uffici, palagiustizia, sede unica del Comune, palazzetto dello sport, università, istituto Ballini. A sud del cavalcavia Kennedy aperto nel 1961, praticamente inutilizzato se non d’estate per raggiungere il luna park nel terreno agricolo a destra dopo la rampa. Varato dall’Amministrazione comunale il Piano particolareggiato nell’aprile del 1969, l’operazione urbanistica era finalmente partita. In un’area di 250mila mq (un quarto di quella interessata) si tracciavano strade e scavi per le reti idrica e fognaria.
 
La città nutriva molte speranze sulla qualità dell’intervento dopo il disordinato sviluppo edilizio del dopoguerra, in parte necessitato dalle urgenze. Adesso nasceva, per la prima volta, un insediamento programmato in modo organico a tavolino. I risultati di Brescia Due non furono però quelli sperati. Il 19 agosto 1973 il Giornale di Brescia puntava il dito.
 
«Quella che avrebbe dovuto crescere come una city moderna e razionale, in una dimensione urbanistica di vera efficienza e di elevati contenuti umani e sociali, sembra oggi caratterizzarsi per quello che è: una grossa speculazione edilizia, in una città tutt’altro che povera di precedenti in questo senso».
 
Un quartiere squallido, «dove tra poco tempo l’invasione del cemento armato avrà completato la sua opera. E dove finiranno allora le promesse di grandi spazi verdi, di viali alberati, di giardini?» Brescia Due assumeva invece il volto di una città «desolante, opprimente e deludente». I parchi sono poi arrivati a lenire le colate di cemento.
 
Enrico Mirani
 
 

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