La famiglia rifugiata dal Pakistan perseguitata in patria e minacciata in Italia
Perseguitati in patria, minacciati in Italia. Minacce pesanti, indirizzate alle figlie ventenni, che «potrebbero subire la stessa sorte di Saman Abbas, la giovane uccisa in Emilia e il cui corpo non è mai stato trovato».
Con una differenza non da poco: Saman, così come le bresciane Sana Cheema e Hina Saleem, sono state uccise in ambito familiare. Le minacce alle ventenni, invece, arrivano da connazionali. Tanto da spingere il padre Saleem (nome di fantasia) a prendere carta e penna e scrivere al ministro dell’Interno Lamorgese «affinché salvi e protegga la vita della mia famiglia, in particolare quella delle mie quattro figlie, a causa delle gravi minacce ricevute».
Il coraggio di scrivere
«Risparmiate i cadaveri delle mie figlie»
Invece, l’onda lunga di radici patrie, in cui si intrecciano interessi, appartenenze religiose e di casta, schemi arcaici di risoluzione violente delle controversie familiari e di gruppo etnico, non si cura dei circa settemila chilometri che separano Brescia da Karachi, città di origine di Saleem, o dal Punjab, la regione più popolosa del Pakistan da cui proviene la quasi totalità degli immigrati residenti nel Bresciano. C’è un passaggio, nel racconto di Saleem, che fa gelare il sangue: «Nel malaugurato caso in cui chi mi minaccia uccida una delle mie figlie, sollecito e richiedo che la leadership della comunità pakistana e araba informi gli assassini di risparmiare i cadaveri delle mie figlie in modo che io possa organizzare un funerale e una sepoltura islamici adeguati».
L’angoscia ha guidato le azioni del padre. La paura, invece, abita gli sguardi delle figlie che non si muovono più, perché temono che qualsiasi passo possa essere quello fatale. Il terrore, invece, si è diffuso anche in Pakistan, dove la famiglia di origine teme ritorsioni. «Ci siamo rivolti alle autorità italiane perché abbiamo completa fiducia nel Paese che ora è anche nostro» afferma Saleem. In Pakistan lui temeva per la sua sicurezza, sottovalutando, forse, la capacità di alcuni gruppi di ricreare anche in terra di emigrazione lo stesso schema intimidatorio adottato in patria. Tensioni a sfondo sociale e religioso che si intrecciano con interessi economici e schieramenti politici e che si spostano insieme alle persone.
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