La difesa: «Musini da assolvere, c'è un altro colpevole?»
«Siamo convinti che quest'uomo non sia l'omicida». Lo hanno detto in aula nel corso dell'arringa di oltre sette ore i difensori di Alessandro Musini, l'uomo accusato dell'omicidio della moglie Anna Mura, trovata senza vita con il cranio sfondato il 16 marzo di un anno fa a Castenedolo.
Ieri il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Oggi la difesa ha spostato l'attenzione sul figlio minore della coppia, 16 anni, presente in casa il giorno del delitto e il cui Dna è stato trovato sui lati e sulla parte posteriore degli slip indossati dalla vittima.
«Come possiamo far finta di nulla?» ha chiesto alla Corte d'Assise l'avvocato Ennio Buffoli che ha poi spiegato. «È stata trovata una traccia di sangue - ha sottolineato - nella cameretta del ragazzino, ma nessuno ha indagato». Poi è stato mostrato un disegno nel quale il 16enne ha rappresentato una donna sul letto con l'indicazione «mamma» e una persona in piedi con l'indicazione «io». «Se l'avessero trovato - ha aggiunto - in cella al mio assistito il pm avrebbe detto che il processo era chiuso».
La difesa è tornata anche sulle otto macchie di sangue trovate sui pantaloni di Alessandro Musini, che dopo il delitto aveva fatto perdere le proprie tracce per 36 ore. «Le macchie sono troppo poche per essere compatibili con la mattanza», hanno affermato gli avvocati Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora.
La sentenza è attesa il 20 dicembre.
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