La dieta natalizia del consumismo obeso
Nei condomini tirati a lucido dal superbonus, dove i Babbi Natale appesi ai terrazzi cominciano finalmente a scarseggiare, il consumismo obeso delle feste non dovrà accontentarsi di un brodino ma parecchia gente lo metterà a dieta. Anche mia figlia in vena di sobrietà lancia una proposta sul gruppo di famiglia: «Cosa dite se invece di scambiarci dei regali prendiamo cose buonissime e facciamo un pranzo da re Magi?» L’opzione light è piaciuta quanto una ricotta, ma poiché l’essenziale è trascorrere le festività insieme, una riga di moderazione può far solo bene.
Nel frattempo sul gruppo «Amiche Bresciane» arriva un messaggio analogo scritto da Augusta (non io) che mette d’accordo tutte le partecipanti: «Si avvicina la nostra cena di Natale, propongo di revocare l’usanza dei pensierini e considerare come un grande regalo il tempo condiviso».
Conosco una caterva di persone che farebbero carte false pur di sottrarsi alla snervante ricerca di oggetti da donare. Molti pagano le bollette e le tasse in scadenza dopodiché aderiscono all’austerity natalizia quasi per conseguenza. La sensazione che dovremo imparare tutti a limitare la tradizione è palpabile. Adesso si preferiscono di gran lunga regali di tipo mangereccio di qualità piuttosto dei classici maglioni in cachemire. Peccato che i pacchi infiocchettati del cappone o del salmone attendano la vigilia in frigorifero e non sotto l’albero illuminato.
Del resto con le vendite online è Natale tutto l’anno e, seppure tutti si lamentano della crisi, pochi hanno imparato a procrastinare i desideri. La corsa alle occasioni è incessante, nel mondo dell’e-commerce si trova tutto, dalle borse firmate ai coltelli da norcino, dai televisori alle mutande. Tutto è disponibile nella comoda vetrina del telefonino che risolve anche il disturbo di trovare un parcheggio, salvo poi rattristarci per la chiusura definitiva delle attività storiche del centro.
Mentre le feste si avvicinano aumenta la nostalgia dei classici biglietti di cortesia rilasciati dagli esercenti per l’eventuale cambio della merce. Vuoi mettere la soddisfazione nel vedere una borsina dove solo il logo del negozio ti faceva pregustare il piacere di un oggetto di classe? È certo che in deroga a questa nuova frugalità i nostri figli accetteranno bustine contenenti vile pecunia. Spero solo che i bambini continuino a ricevere i giocattoli che desiderano da Santa Lucia o da Babbo Natale. Preferibilmente non da quello arrampicato sui balconi.
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