La crisi che uccide, vittime due imprenditori

I gesti estremi a Chiari e Nuvolento: due imprenditori sono stati trovati senza vita nei loro capannoni.
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Due gesti estremi, casi che lasciano attoniti. Due imprenditori bresciani si sono tolti la vita per difficoltà legate al lavoro. Le asettiche curve, le colonne dei grafici che tratteggiano i contorni della depressione economica che stiamo attraversando s’intersecano così con gli uomini, i loro progetti di vita, le loro famiglie, tratteggiando i contorni di un dramma.

Nel primo pomeriggio di giovedì un imprenditore edile di Comezzano Cizzago è stato trovato impiccato nel suo capannone di Chiari. Aveva 42 anni. L’ultimo messaggio dedicato alla moglie e ai due bambini piccoli: «Addio, non lasciate sole le persone che più amo». L’impresa che gestiva era in difficoltà economiche, anche se dalle prime informazioni non sembra che la situazione fosse disperata. 

A Nuvolento, un altro imprenditore, attivo nella lavorazione del carbone per prodotti chimici e vegetali, non ha retto alla distruzione dei suoi macchinari causata da un violento incendio lo scorso marzo. Un danno enorme, stimato in un milione di euro, tale da rendere molto complicata la prosecuzione della produzione. Il 57enne, raccontano i familiari, aveva passato gli ultimi mesi lasciandosi andare, manifestando intenzioni suicide. Mercoledì mattina la scomparsa da casa. Le ricerche sono scattate nel pomeriggio dopo la denuncia della famiglia, proseguendo per tutta la giornata di giovedì nel territorio di Nuvolento, ma alle 18 è arrivata la svolta che ha tolto ogni speranza: i carabinieri hanno trovato l'uomo nel suo capannone, ormai privo di vita. Disperati la moglie e i tre figli, incapaci di darsi una spiegazione per una scelta così tragica.
 

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