La consegna

Ingannare l’attesa dell’emergenza con dei racconti... uno al giorno come nel Decameron
Capannone fatiscente - © www.giornaledibrescia.it
Capannone fatiscente - © www.giornaledibrescia.it
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Ingannare l’attesa dell’emergenza con dei racconti... uno al giorno come nel Decameron. Sollecitati da una proposta dello scrittore bresciano Nicola Fiorin, abbiamo lanciato ai lettori bresciani l’idea di inviarci dei racconti per l’eventuale pubblicazione sul giornale o sul nostro sito. Alcuni sono già arrivati. Chi volesse proporne uno, dovrà attenersi nel limite delle 3.500 battute, ed inviarlo a lettere@giornaledibrescia.it.

Il racconto

Dopo avere percorso una strada sterrata per un centinaio di metri, Ercole Pellegrino si trovò di fronte a un edificio fatiscente. Scese dal furgone, aprì lo sportello posteriore e controllò più volte l'indirizzo. Non c'era alcun dubbio che fosse esatto. Il pacco era destinato alla Vetreria Bergomi di via Laura Ratti 5, nella zona industriale della città. Il nome della ditta campeggiava a lettere sbiadite sopra la facciata del capannone e la costruzione aveva l'aria di non essere funzionante da anni. Perplesso, Ercole prese la scatola sottobraccio e si diresse verso l'ingresso principale; la porta era socchiusa, dall'interno nessun segno di vita.

-C'è qualcuno?- Non ottenne alcuna risposta. Entrò ritrovandosi al centro del locale. Alcuni macchinari giacevano impolverati e accatastati alla rinfusa. Si diresse verso l'uscita posteriore, aprì la porta e vide un cortile ricoperto da erbacce e pezzi di vetro e, sul fondo, un'imponente catena arrugginita che usciva da una strana costruzione: sembrava una vecchia cella frigorifera industriale. Si avvicinò alla porta socchiusa e provò ad aprirla. Ma il buio profondo e la puzza di marcio lo fecero desistere. Si chiese a cosa potesse servire quella catena. Decise di scattare alcune fotografie con il cellulare per documentare lo stato di abbandono della fabbrica. Le avrebbe mostrate al suo capo, certo della sua comprensione per la mancata consegna. Nell'uscire ne scattò una anche al salone principale, e un'altra all'insegna esterna. Poi salì in auto e, prima di avviare il motore, guardò le fotografie: quando comparve quella che ritraeva la costruzione sul retro ebbe un sussulto. "Ma che diavolo!" esclamò appoggiandosi al sedile. Chiuse gli occhi sperando che l'immagine scomparisse, poi si fece coraggio e sbirciò di nuovo. Legato alla catena c'era un cane. Come aveva fatto a non vederlo? L'animale era di piccole dimensioni, aveva il pelo bianco e le orecchie ricadenti di colore nero. Sembrava tranquillo, come se fosse abituato alla condizione di prigioniero.

"Ma che cavolo", disse gettando il cellulare contro il cruscotto. "Io non ho visto nulla là dentro". Riprese in mano il telefonino, scese dal furgone e tornò nella fabbrica deciso a risolvere il mistero. Ma della bestiola nessuna traccia. Riguardò attentamente la fotografia sul display. Poteva trattarsi di un giovane Jack Russel: un terrier inglese.

Fotografò nuovamente la catena e controllò con attenzione il risultato. Il cane era di nuovo lì, e fissava qualcosa davanti a sé. Aveva un segno scuro in mezzo alla testa, ed entrambi gli occhi erano cerchiati da macchie nere che si allargavano fino alle orecchie. Ercole pensò di essere impazzito. Di fronte a lui non c'era alcun cane. Un'ondata di panico lo travolse e scappò via.

Avviò il motore ma, dopo pochi metri, si fermò. Prese il cellulare, scese dal mezzo e si precipitò nel retro dell'edificio. "Stavolta ti frego", si disse. Infilò il telefonino in tasca, sollevò con fatica il pesante ammasso di ferraglia e lo gettò all'interno. Un olezzo putrescente lo investì. Fece alcuni passi indietro e, tappandosi il naso, scattò un'altra istantanea con il cellulare: l'animale appariva nuovamente, sempre legato alla catena, acquattato, con gli occhi supplicanti. Ercole distolse lo sguardo dal cellulare, fissando angosciato il vuoto, mentre dalla tenebra oltre la porta un ringhio minaccioso ruppe il silenzio.

 

Note biografiche

Luciano Taffurelli. Conduttore musicale presso Radio Onda D'Urto e direttore artistico della "Festa di radio Onda d'Urto". Appassionato di scrittura e aspirante scrittore.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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