La Chiesa e l'Ici: leggi chiare da poter applicare
«La bussola della Chiesa bresciana, da sempre, è stare nella legalità. In ogni ambito dell'azione civile. Ben vengano norme chiarificatrici che impediscano distorsioni interessate e inutili polemiche strumentali in materia di applicazione dell'Ici». Mauro Salvatore, da qualche settimana economo diocesano dopo la repentina scomparsa di mons. Giuliano Nava, non ha dubbi: l'atteggiamento diocesano è totalmente positivo nei confronti delle annunciate, dal presidente Monti, nuove regole che chiariscano in modo definitivo la questione dell'applicazione dell'Ici rispetto a eventuali attività economiche promosse da realtà ecclesiali.
Mauro Salvatore si richiama esplicitamente all'indicazione offerta dal cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei: «Ogni intervento volto ad introdurre chiarimenti alle formule vigenti sarà accolto con la massima attenzione e senso di responsabilità».
Fa sua l'annotazione di mons. Domenico Pompili, portavoce della Conferenza episcopale italiana: «Attendiamo di conoscere l'esatta formulazione del testo, così da poter esprimere un giudizio circostanziato». E aggiunge: «Ribadito che ciò che verrà disposto a livello governativo sarà da noi compiutamente applicato, ritengo che l'innovazione relativa alla distinzione tra prevalentemente ed esclusivamente non possa essere resa operativa dalla sera alla mattina: serve un tempo adeguato per verificare le situazioni di fatto».
Mauro Salvatore argomenta che mentre l'attenzione viene posta sul pagamento che investe la parte commerciale di strutture religiose, c'è anche il problema inverso: scorporare la parte religiosa, che resta esente, presente in strutture che svolgono attività commerciale.
Sia l'economo diocesano Mauro Salvatore che il vicario generale mons. Gian Franco Mascher tengono a sottolineare che le indicazioni diocesane sono, non da oggi, una continua sollecitazione a rispettare le disposizioni di legge, compreso il pagamento dell'Ici per le attività che prevedono tale imposta. Nel contempo evidenziano che il livello diocesano non ha svolto e non intende svolgere un lavoro ispettivo sui comportamenti delle singole parrocchie o di attività cliniche, pensionati, scuole. Ciascuno è responsabile delle proprie azioni.
Da qui il cortese rifiuto ad addentrarsi in una eventuale mappa delle presenze organizzate più significative nell'ambito territoriale bresciano, con l'invito a rivolgersi ai loro rispettivi amministratori, magari con l'accortezza di attendere che siano messe nero su bianco le nuove disposizioni di legge.
Insomma il messaggio della Chiesa bresciana è limpido e trasparente: i cristiani non sono cittadini di un altro pianeta; l'invito rivolto loro è a rispettare le leggi; al legislatore si sollecita chiarezza interpretativa ed applicativa per evitare errori; la diocesi svolge una funzione informativa e di sollecitazione permanente, vedasi l'ultimo documento relativo alle feste parrocchiali; la responsabilità dei comportamenti è dei singoli soggetti operanti.
La preghiera, sommessa, rivolta al mondo dell'informazione è di non alzare gratuiti polveroni preventivi su inesistenti e non verificate evasioni fiscali.
Adalberto Migliorati
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