La bellezza della sostenibilità nella Vittoria Alata degli scarti

In corso Zanardelli l’opera voluta da Isinnova: ogni elemento racconta la sostenibilità cui ciascune delle 19 aziende coinvolte aspira
  • La Vittoria Alata della sostenibilità in corso Zanardelli
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  • La Vittoria Alata è in materiale riciclato, hanno partecipato al progetto 19 aziende - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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C’è stata una Venere degli Stracci che, bruciando, ha rinnovato tutto il suo carico simbolico. E ora c’è una Vittoria Alata che, rinascendo, sembra incarnare proprio un’Afrodite degli «stracci» e degli scarti del nostro mondo produttivo. La scienza del riuso dialoga con l’arte classica e, inconsciamente, anche con la provocazione di Michelangelo Pistoletto su bellezza e fragilità del Pianeta.

La scultura multimediale e multimaterica che da ieri svetta a Brescia all’incrocio tra corso Zanardelli e via X Giornate è stata realizzata da Isinnova per Futura Expo 2023 - Economia per l’ambiente, manifestazione ad ampio raggio che si terrà dall’8 al 10 ottobre negli spazi di Brixia Expo.

L’ispirazione

A raccontare l’ispirazione della Vittoria Alata «RiciclArt» che sarà inaugurata oggi - dopo la presentazione del progetto nel Ridotto del Grande alle 10 - è Cristian Fracassi, fondatore e ceo dell’azienda bresciana famosa per l’invenzione di un kit che collegava maschere subacquee a nuove valvole stampate in 3D, per aumentare il numero dei respiratori nella prima fase Covid.

Cristian Fracassi, ceo di Isinnova
Cristian Fracassi, ceo di Isinnova

Il fine è quello di spostare l’asticella più in là, per andare oltre gli intenti, il green washing, l’ottica compensativa, «poiché ogni azienda ha un impatto diverso sul territorio». Non sono identici i problemi, gli impatti, le soluzioni.

Base di roccia

La scultura non è un gigante dai piedi d’argilla: è destinata a durare e le sue delicate dita di ceramica poggiano su uno strato di frammenti di roccia. È un viaggio dentro la storia dell’industria e della sperimentazione sui materiali attraverso le ricerche di 19 aziende.

Si parte dal ghiaione del Brennero «di una multinazionale che realizza trafori e, quando scava, riutilizza la roccia per creare il cemento delle gallerie, riciclando dunque ciò che sottrae». Il terzo strato è uno dei blocchi di questo racconto per immagini in tre dimensioni che più evoca la storia produttiva bresciana: «È composto da numerosi trucioli di metallo e allude alla riciclabilità degli scarti dell’acciaio».

Criticità e soluzioni

Ogni elemento racconta la sostenibilità cui l’azienda aspira o le criticità già arrivate a soluzione, dal pet al plexiglass. «Anche l’acciaio - aggiunge Fracassi - può essere totalmente fuso e riciclato, ma ci sono ovviamente altri problemi legati all’impatto sull’ambiente. Il processo è altamente energivoro: il comparto è impegnato a studiare il modo di fondere o riciclare consumando meno risorse». Tutto questo chiama in causa la responsabilità di ogni azienda anche sul lato sostenibilità dei costi umani della produzione.

Da Brescia a Brandizzo urge una riflessione sull’etica del guadagno economico in relazione ai tempi di lavoro e alla salvaguardia della salute. «E su questo - annuncia - abbiamo un progetto pilota che parte dai bambini, con il fisioterapista Maurizio Consoli e un avvocato esperto nella prevenzione degli infortuni, Francesco Pantaleo. La conoscenza è il primo input: se io so quali danni posso subire o causare sul lavoro, allora capisco come muovermi per evitare i rischi». 

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