L'ultimo saluto a Mauro Favalli scandito dal rombo delle moto

A Borgosatollo il funerale del 30enne morto domenica in un incidente stradale in Trentino
L'arrivo in chiesa del feretro di Mauro Favalli
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L’urlo dei motori delle moto degli amici e le rabbiose accelerate hanno accompagnato oggi Mauro Favalli all’ingresso della parrocchiale di Borgosatollo, dove la comunità si è stretta alla mamma e alle sorelle nell’ultimo saluto al 30enne morto domenica in un incidente accaduto in Trentino sulla strada del lago di Ledro.

Il feretro del motociclista è stato preceduto nel suo arrivo da una ventina di moto che hanno urlato la loro rabbia per una morte senza un perché, piangendo una giovane vita stroncata in una giornata che doveva essere di sole e di libertà sulle due ruote. Invece la tragedia che ha colto Mauro è calata drammaticamente sul gruppo di motociclisti, choccati da quanto accaduto all’amico.

«Negli occhi c’è rimasta l’immagine del corpo di Mauro a terra, esanime, scomposto, fasciato nella tuta di pelle. Dopo il tremendo impatto con un pilastro i soccorsi gli sono stati inutili» raccontavano.

  • Il funerale di Mauro Favalli
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Intanto a margine dei rilievi in capo alla Polizia Locale, prende sempre più corpo l’ipotesi che alla base dell’incidente possa esserci stato un malore. «Abbiamo mangiato dei panini a Ledro, quindi a 33° C siamo scesi verso Bondone. Non andavamo pianissimo, ma nemmeno forte… Abbiamo percorso una gallerie gelida dove anche la tuta di pelle non proteggeva dal freddo improvviso. Poi all’uscita, nel lungo rettilineo al sole, abbiamo visto Mauro cadere di lato dalla moto, prima ancora di impostare la leggera curva che seguiva». Sui cellulari la strisciata delle saponette rosse della Suzuki disegnano la tragica traiettoria verso il pilastro.

Alle parole di speranza pronunciate del parroco hanno poi risposto all’uscita del feretro le bielle roventi dei compagni motociclisti. «Ora Mauro viaggia verso la nuova Gerusalemme» ha detto il sacerdote. I motori hanno urlato di nuovo la loro rabbia mentre qualcuno posava un casco bianco sulla cassa. Mauro è quindi partito per il suo viaggio più lungo. Alle spalle l’eco di un ruggito di pluricilindriche ad urlare una disperazione profonda.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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