L'idea arretrata che abbiamo della supermamma (e del paparone)
«Chiamami tra un quarto d’ora che sto finendo di fare una torta».
Parlando di stereotipi femminili, sembra un esordio studiato a tavolino, ma tant’è. Lasciamo che Luigina Foggetti accenda il forno e sistemi la ciambella e poi torniamo a disturbarla perché ieri ci siamo imbattuti nel suo post su Facebook con la filastrocca della supermamma, trovato sul libro di scuola dei suoi figli. E ci sentivamo improvvisamente proiettati nel 1956.
La mia supermamma
si mette il rossetto,
cucina i tortelli,
poi stira camicie,
va in posta di corsa,
di corsa al mercato,
saltella in palestra,
lavora in ufficio
e poi va all’incontro
con la mia maestra.
Insieme alle amiche
si beve del tè
e trova anche il tempo
di stare con me!
Anche Luigina Foggetti ha avuto una sensazione strana, di disagio. «Ho due gemelli che vanno in prima elementare - racconta -, quindi sono coinvolta nella lettura della filastrocca per la festa della mamma. Ma quando l’ho vista sono rimasta perplessa. Per prima cosa non è musicale. Poi mi sono soffermata sul testo e non mi sono molto ritrovata in queste attività».
Si tratta di una manciata di stereotipi messi in sequenza, per farla breve. Foggetti, che lavora nel marketing online e gestisce il magazine «Girl Geek Life», è particolarmente attenta alla questione.
«Mi occupo di disparità di genere in vari ambiti e proprio poco tempo fa ho assistito a Verona a un Tedx di Paola Bonomo, che nel frattempo è entrata nel consiglio di amministrazione di Tim, in cui invitava a segnalare alle case editrici gli stereotipi che si trovano nei libri di testo. La pubblicità si è data delle regole, anche se non sempre sono rispettate, ma in altri settori si continua a diffondere un’immagine della donna che non è quella reale».
Il problema vale anche al contrario. Sul libro dei figli, intitolato Sulle ali di Pepe, Foggetti trova poi il capitoletto dedicato al paparone, il partner della supermamma. Rigorosamente sul divano, davanti alla tele.
Papà è il solito tiratardi
a volte bisogna chiamarlo
anche cinque volte: - Papà,
è pronto in tavola!
E lui - solo un attimo che c’è
una notizia importante in tv.
Dopo qualche minuto: - Papà,
il cibo si raffredda.
E lui: - Sì, arrivo subito. Devo
controllare sul computer
se mi è arrivata una mail.
Insomma, finalmente, dopo
vari richiami compare lui,
il nostro adorato paparone.
«Ho fatto una segnalazione su Facebook alla casa editrice che pubblica il libro, Rizzoli Educational. Bisognerebbe intervenire sempre in questi casi. Qui c’è poi un problema di qualità del testo, che mi sembra piuttosto bassa».
Supermamma e paparone sono parte dello stesso mondo in cui le parole sindaca o ministra suonano strane, o in cui un papà che sta a casa con i figli viene chiamato mammo. Che senso ha, nel 2018? Nell'articolo su Girl Geek life dedicato all'intervento di Paola Bonomo, Foggetti affrontava la questione da entrambi i lati: «È proprio adesso il momento di sfidare il canyon che divide donne e uomini, ora più che mai dobbiamo creare un ponte, insieme si può fare molta strada, perché gli stereotipi fanno male a tutti». A proposito: la ciambella nel frattempo è uscita abbastanza bene. Al contrario della superamma, non era andata a fare la spesa e quindi non aveva le uova. «Non si è alzata molto, però sembra buona». D’accordo, ci fidiamo.
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