L'appello da Folzano: «Per l'Ucraina meno vestiti e più farmaci»
Meno vestiti, più medicinali. Dal centro di raccolta di beni di prima necessità per l’Ucraina a Folzano arriva una richiesta precisa: servono farmaci, per i bambini, per gli ospedali, per i civili, per i malati, per i feriti di guerra e per la gente che combatte sui fronti.
Lunedì pomeriggio nel capannone in via Cascina Pontevica dove la catena di assemblaggio è partita subito dopo l’inizio dell’attacco della Russia il 24 febbraio, la preoccupazione delle volontarie e dei volontari si concentra sui pacchi di medicinali. La zona dedicata è in fondo a destra, vicino all’area per gli alimenti per i bambini. Qui tre donne ucraine smistano i farmaci a seconda delle destinazioni d’uso: tutto viene inserito in grandi scatole dove sono apposti fogli che indicano cosa contengono (lassativi, garze, antinfiammatori, generici per bambini, asma, farmaci per il diabete).
A coordinare la distribuzione ci sono anche due dottoresse e quattro farmacisti, che nei giorni scorsi si sono uniti al gruppo di volontari. «Ci siamo incontrati qui per caso e la voce si è sparsa velocemente - spiega Eleonora Bendoni, farmacista di Castelmella -. Abbiamo creato un gruppo Whatsapp dove ci organizziamo con i turni. Presidiamo e allestiamo i pacchi, suddividendo i farmaci per gli ospedali dai sacchetti destinati al fronte con i kit di pronto soccorso e dai farmaci pediatrici». Con lei oggi pomeriggio c’erano anche le dottoresse Federica Fasciolo e Primarosa Cravarezza, che appena conclusa la campagna vaccinale si sono unite al gruppo di Folzano.La filiera è organizzatissima, il ritmo è così sostenuto che è facile intralciare se ci si ferma un attimo dall’ingresso a guardare le montagne di pacchi che riempiono il capannone. «Si sono riformate da sabato dopo le ultime partenze dei camion - dice Oksana Fedkiv, una delle volontarie organizzatrici -. Da inizio raccolta, ne sono partiti 15: tutti verso Leopoli, Lutsk, Rivne, poco distanti dal confine polacco». Domenica le attività sono state sospese per eccesso di materiale da smistare. E Oksana Fedkiv ora lancia anche un nuovo appello: «Cerchiamo ambulanze attrezzate da mandare in Ucraina. Ci sono tanti feriti e gli ospedali hanno poche risorse».
Quelle necessarie le snocciola Maria Chervonyik, ucraina di Ternopil arrivata a Brescia ieri mattina per riempire un furgone da riportare stasera nel suo Paese assediato: garze, guanti da lavoro, lacci emostatici, teli impermeabili, pile frontali, calze pesanti. Maria ha i capelli corti sotto la cuffia, sulla giacca una spilla con la bandiera dell’Ucraina e la scritta «volontaria». Per vent’anni ha vissuto a Breno, poi nel 2014 è tornata indietro per supportare chi combatteva in piazza Maidan. Adesso fa la spola con Brescia per i resistenti e i civili. «Ieri con noi sono tornati anche due bimbi con la loro mamma - racconta -. Il padre è rimasto a combattere. Non c’è più alternativa ormai».
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