Invia 35mila curriculum, ma è senza lavoro

Diego Perotti a 4 anni dal diploma non trova un’occupazione nonostante la sua incredibile tenacia
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Diego Perotti è di Calvisano, ha 24 anni, un diploma di tecnico della gestione aziendale ed ha inviato 35mila domande di lavoro. Giovanni Carrozza vive in città, di anni ne ha invece 43, è sposato ed è padre di tre figli, sul fronte titoli di studio ha ben 4 lauree: Lettere, Scienze Politiche, Giurisprudenza e Psicologia. Entrambi sono disoccupati.

Sono certo due storie molto diverse, ma in fondo appartengono allo stesso filone che caratterizza i nostri tempi: il difficile accesso al mondo del lavoro. «La mia è una storia fatta di frustrazione e di sofferenza - spiega Diego -. Una storia fatta di continui invii di curriculum sia per candidature spontanee, sia per candidature in merito a specifiche offerte di lavoro». Il giovane sta provando tutte le strade, i numeri sono impressionanti: «Mi sono diplomato nel 2013, i curriculum inviati via mail e consegnati hanno raggiunto quota 35.000».

Giovanni Carrozza è originario di Lucca, da circa un anno vive in città con la sua famiglia. Lui è un ipertitolato, ma per sbarcare il lunario, ormai da anni, vive con le ripetizioni private agli studenti. «Trovare un lavoro adatto alle mie competenze è praticamente impossibile - racconta Giovanni -, ma non trovo neppure occupazioni meno qualificate. Eppure sono disposto a fare qualsiasi lavoro».

Spiega l’esperto Massimiliano Bergomi, dell’agenzia Sesvil che si occupa di selezione, formazione e consulenza: «È fondamentale fare invii mirati del proprio curriculum - spiega -, non si può sparare nel mucchio, bisogna pianificare il proprio target e scegliere con attenzione le aziende:ci si deve piazzare come se ognuno di noi fosse un prodotto ben definito». E se l’avesse indovinata il ministro del lavoro Giuliano Poletti quando ha detto che per trovare lavoro «il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale» e quindi «si creano più opportunità a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula»? Ovvero: per trovare un posto sono importanti anche le conoscenze, i rapporti con le persone.

Non bastano quindi i canali tradizionali, serve creatività. Serve sapersi vendere. E lo si può fare anche con persone che si incontrano sul campo del calcetto. Non solo, anche piccoli lavoretti che non rispondono certo alle nostre aspettative possono spalancare le porte di radiosi futuri professionali.

Se volete raccontarci le vostre storie, scriveteci a lavoro@giornaledibrescia.it

 

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