Investita e uccisa in via Lamarmora: i chiarimenti del tribunale

il presidente del tribunale di Brescia Vittorio Masia in tre pagine di nota precisa alcuni aspetti del tragico investimento
L'INVESTIMENTO DI VIA LAMARMORA
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«Ad un doveroso contributo di verità si accompagna l’impegno per l’esatta ricostruzione dei fatti e per l’accertamento di eventuali responsabilità penali consapevoli della sofferenza e delle aspettative di molti». Con queste parole il presidente del tribunale di Brescia Vittorio Masia in tre pagine di nota precisa alcuni aspetti della vicenda dell’automobilista che una settimana fa ha travolto e ucciso Nadia Zangarini sulle strisce pedonali in via Lamarmora in città.

Pierpaolo Fiorese, il barista 42enne alla guida dell’auto e risultato positivo alla cocaina, dopo due giorni ai domiciliari sabato scorso era stato rimesso in libertà e sottoposto all’obbligo di firma come chiesto dal sostituto procuratore Mauro Leo Tenaglia. Una tra le misure più blande tra quelle previste dall’ordinamento quella richiesta dal pm ed è stata rigettata proprio per palese inadeguatezza” scrive il tribunale che ricorda poi.

«Il gip non ha il potere di emettere una misura cautelare più grave di quella richiesta dal pm e  il rigetto della richiesta ha determinato la conseguente liberazione dell’indagato».  Secondo il giudice la proposta del pm non bastava a contenere «l’attuale, concreto ed elevatissimo pericolo di reiterazione» scrive Maisa specificando che la misura cautelare corretta da richiedere, nel caso specifico, sarebbe stata quella degli arresti domiciliari.

Sulla positività alla cocaina dell’automobilista, il presidente del tribunale spiega che «non erano e non sono tuttora disponibili gli esami ematici e questo – viene spiegato - è il motivo per cui il giudice non ha potuto tenerne conto»    

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