Inquinamento, una lezione mancata

Siamo ripetenti in materia di ambiente. Lo scopriamo ogni volta che un sacchetto di plastica viene gettato in montagna o nel mare
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Il nostro glorioso passato industriale ci ha lasciato un retaggio di crescita economica e sociale, ma anche un’eredità pesante da gestire: l’inquinamento. Il caso Pcb di Brescia e dintorni è la dimostrazione lampante di quanta poca sensibilità soggettiva e collettiva ci fosse nei riguardi dell’ambiente.

Il paradigma produzione-inquinamento era nell’aria (appunto) come fatto inevitabile, alla stessa stregua di una caduta in bicicletta per la quale ci si può sbucciare un ginocchio. A distanza di anni oggi è arrivato un conto salatissimo da pagare: siamo alle prese con difficili operazioni di bonifica, mentre il danno alla salute, che ha coinvolto intere generazioni, al totale presenta una ics di incalcolabile gravità.

Le conoscenze attuali ci spiegano i giganteschi errori commessi in decenni e rappresentano il libro di testo sul quale studiare la lezione. Ma l’abbiamo davvero imparata? A livello collettivo qualcosa in testa ci è rimasto, ma a livello soggettivo (anche la cronaca locale di questi giorni ce lo racconta), di sicuro siamo studenti discoli.

Per ogni sacchetto di plastica gettato in montagna, in mare o nei laghi, per ogni mozzicone di sigaretta lanciato a bordo strada da un’auto (leggasi incendi) e per ogni lattina buttata in un’aiuola, scopriamo che siamo ripetenti in materia d’ambiente. La nostra maturità resta lontana.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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