Ingiusta detenzione, Galeazzi chiede 5mila euro

L’ex assessore di Castel Mella passò 17 giorni in carcere, poi fu prosciolto
Galeazzi: "Lo Stato paghi per la mia ingiusta detenzione"
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Fu accusato di corruzione e di peculato. In particolare di aver preso 10mila euro da un imprenditore per rendere più agevole la realizzazione di un supermercato, e di aver utilizzato per scopi personalissimi il cellulare datogli in dotazione dalla Provincia, in qualità di collaboratore dell’assessore Guido Bonomelli.

Per quelle accuse passò 17 giorni in carcere. In suo favore si pronunciò il tribunale del Riesame, che lo scarcerò per difetto di gravi indizi di colpevolezza; ma anche il giudice dell’udienza preliminare Roberto Cucchetto che pronunciò sentenza di non luogo a procedere nei suoi confronti perché «il fatto non costituisce reato».

Per quelle due settimane abbondanti a Canton Mombello, seguite dal proscioglimento, Mauro Galeazzi, all’epoca cui si riferiscono i fatti assessore all’Urbanistica di Castel Mella, si è rivolto alla Corte d’appello, chiedendo di far valere a suo favore la legge Pinto, quella che stabilisce un risarcimento economico in caso di ingiusta detenzione.

Assistito dall’avvocato Marino Colosio, Mauro Galeazzi ha chiesto 5mila euro per il periodo sofferto in carcere. Il sostituto pg d’udienza ha riconosciuto il suo diritto ad ottenerli. Ora la parola passa ai giudici della Corte d’appello (presidente Fischetti) che si sono riservati alcuni giorni per prendere una decisione al riguardo.

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