In via Mazzucchelli nasce il Laboratorio sociale per i giovani
Uno spazio dedicato ai giovani. Per ospitare la loro voglia di creatività, il bisogno di stare insieme, la necessità di scoprire e affinare le competenze, superare i momenti difficili, vivere la socialità. Uno spazio educativo e formativo nel contesto di una zona in trasformazione, fra via Milano e Fiumicello, nel cuore del quartiere popolare di via Mazzucchelli e dintorni.
È il «Laboratorio sociale» aperto dalla cooperativa Il Calabrone con il sostegno della Congrega della carità apostolica. Professionalità e organizzazione della prima, locali e aiuto economico (attraverso la Fondazione Bonoris) della seconda. Un’alleanza «per i giovani, affinché abbiano occasioni e supporti in attività legate alla bellezza e alla creatività», dice il presidente del Calabrone, Alessandro Augelli.
Il Laboratorio sociale affaccia su via Mazzucchelli, al civico 19. È il quadrato delle case della Congrega, protagonista di un housing sociale in trasformazione. «Congrega è tradizione e quindi cambiamento secondo i tempi», spiega il segretario Giorgio Grazioli. «Questo quartiere, nato ai primi del Novecento per dare una casa dignitosa agli operai delle grandi fabbriche, si sta rinnovando». Sotto il profilo estetico, ma non solo: la Congrega «ha messo a disposizione di vari soggetti del terzo settore spazi per esposizioni e riunioni. In particolare, per i giovani».
I progetti
Tre (per ora) i progetti ospitati in via Mazzucchelli 19. Il primo si chiama «Pop à porter»: un laboratorio artistico-creativo in cui i ragazzi saranno chiamati a sviluppare le loro competenze al fianco di professionisti del design, della fotografia, di grafici, illustratori, writers. Il risultato, spiega la responsabile Francesca Vizzari, saranno dei collage a stampa da mettere in vendita. Il racconto per immagini del quartiere e della città, così come vengono interpretati dai ragazzi. Partenza in gennaio a piccoli gruppi, che si rinnoveranno ogni sette settimane. Il secondo progetto è Ali, acronimo di Alta intensità educativa. Un servizio esistente, che ha trovato una nuova casa più adeguata e soprattutto aperta. «Uno spazio trasversale in cui i nostri ragazzi - dice Michele Tomasoni - possono sperimentare e giocarsi le loro competenze». Ali si occupa di giovani e di minori, spiega Michele, «che stanno attraversando momenti di fatica evolutiva». Educatori, pedagogisti e psicologi accompagnano i ragazzi in un percorso «per sviluppare il loro senso di autoefficacia e sostenerli nei momenti difficili».
Il terzo progetto si chiama French Fries. «Siamo un collettivo di comunicatori - sottolinea il responsabile Michele Bondoni - che pianifica strategie, svolge consulenza di marketing e di impatto sociale della comunicazione. Siamo gli interlocutori di numerose realtà del terzo settore e del profit». Non basta raccontare le cose, continua, «bisogna raccontarle e rappresentarle indicando un modo sostenibile di farle, di realizzarle concretamente. Comunicare per spingere al fare, seguendo un comportamento».
Nelle prossime settimane i responsabili del Laboratorio incontreranno i residenti della zona per presentare l’iniziativa, raccogliere esigenze, umori. Nuovi spazi e attività in connessione con il quartiere.
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