In Lombardia si discute di tagli ai contributi per chi assiste persone con disabilità grave
Assistere una persona cara affetta da disabilità gravissima comporta un peso fisico ed emotivo difficilmente descrivibile. Una fatica che si accumula, di ora in ora, di giorno in giorno, e che contribuisce ad aumentare l’angoscia data dalla consapevolezza che quella gravità non potrà che peggiorare. Ecco, in questo quadro, a corrente alterna, si aggiunge anche l’ansia di non poter più contare sull’aiuto economico pubblico che, pur non essendo esaustivo, contribuisce in parte ad alleggerire l’onere dell’assistenza.
Il 28 dicembre la Giunta regionale lombarda ha infatti approvato una delibera che penalizzerà alcune centinaia di disabili gravissimi che vengono assistiti da un familiare con una riduzione anche del 40% del sussidio minimo mensile che è pari a 650 euro. Non solo. Anche le persone - 250 in Lombardia, una trentina nel Bresciano - che per vivere dipendono da macchinari (ad esempio, per coma vegetativo o tracheotomia) vedranno ridursi il contributo da 900 a 700 euro al mese. Restano invariati, invece, gli importi di coloro che possono permettersi di assumere un assistente familiare. Il quale ha costi ben superiori alle poche centinaia di euro. La differenza è a carico delle famiglie.
La dipendenza vitale
«Inspiegabilmente l’unica eccezione, in negativo, è riservata a un centinaio di persone che si trova in condizione di dipendenza vitale, come chi ha la Sla - scrive Aisla, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica - . A costoro, se assistiti da un professionista regolarmente assunto, Regione Lombardia riduce il contributo da 1.300 a 1.200 euro al mese. Un taglio economico in netta controtendenza al contesto che già registra aumenti significativi nelle spese per assistenti e badanti, con una crescita dei costi mensili fino a 122,59 euro. In aggiunta, l’Inps ha previsto un aumento dell’8,1% nei contributi previdenziali per i lavoratori domestici».
A meno di una settimana dalla delibera di Giunta, Regione Lombardia ha inviato una nota in cui, snocciolando una serie di cifre, sottolinea che «non ci sarà alcun taglio al sistema della non autosufficienza» come afferma Elena Lucchini, assessora regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità. E fa riferimento al Piano nazionale per la non autosufficienza, approvato nell’ottobre 2022, che prevede l’obbligo per le Regioni di incrementare la quota delle risorse destinate ai servizi. Per la Lombardia, nell’anno 2024, essa dovrà raggiungere la percentuale del 15% dei fondi di provenienza statale. La norma nazionale contempla, quindi, una graduale attuazione dei livelli essenziali di prestazioni sociali che si concretizzerà in un progressivo passaggio dagli attuali trasferimenti monetari all’erogazione di servizi.
I servizi
Utopia? Nell’immediato certamente sì e lo conferma la posizione di Aisla, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica che, insieme ad altre realtà, nei giorni scorsi aveva denunciato il taglio da parte di Regione Lombardia alle misure che garantiscono un contributo mensile per l’assistenza fornita da un familiare alle persone con disabilità gravissima. Afferma Aisla: «La nota della Regione conferma i tagli al contributo economico. Infatti si parla di "servizi". Il problema è proprio l’inserimento dei servizi. È vero che aumentano le risorse generali, ma sono aumentati i beneficiari. Non è una questione di totale delle risorse, e non può trincerarsi su questo. In generale l’impianto darà meno alle persone gravi perché sono aumentate. Di fatto, famiglie come le nostre prenderanno molto meno. I servizi, per lo più, non sono strutturati e adeguati. Per questo abbiamo scritto anche all’Anci, l’Associazione nazionale comuni, per sapere come affronteranno il tema dei Leps, i livelli essenziali di prestazioni sociali».
Non è solo una divergenza interpretativa quella che pone su piani differenti l’istituzione e le associazioni dei pazienti. Ancora Aisla: «La decisione di ridurre il budget dedicato alle persone con disabilità è stata giustificata dall’offerta di interventi sociali integrativi, che forniranno servizi anziché un contributo economico. Questo piano di assistenza che, per forza della delibera regionale dovrà essere fornito dai Comuni, risulta insufficiente. Si prenda come esempio la necessità quotidiana di assistenza igienico-personale per una persona completamente paralizzata, il cui costo orario del personale sociosanitario messo a disposizione dalla Regione ai Comuni non sarebbe sufficiente a garantire nemmeno tre giorni in un mese. Se è vero che il "Piano per la non autosufficienza 2022-2024" si concentra sui servizi essenziali, l’interpretazione di Regione Lombardia sta portando a una significativa riduzione del supporto economico per il caregiver e in particolare per quello familiare. L’assegnazione di servizi erogati non potrà infatti sostituire il lavoro di cura e il prezioso capitale umano che le famiglie investono nell’assistenza ai propri cari malati».
Si prende tempo
Ed ora? «Regione Lombardia ha previsto un periodo di cinque mesi in cui i cittadini continueranno a fruire del contributo in maniera analoga a come avvenuto nel 2023, in attesa di una risposta da parte del governo - conclude l’assessora Lucchini -. Abbiamo infatti inviato una lettera al ministro Marina Calderone, che ha in capo la gestione del Fondo nazionale per la non autosufficienza, finalizzata alla proroga dei tempi di attuazione dei livelli essenziali di prestazioni sociali per consentirci di garantire una più attenta e rispettosa messa a terra della riforma».
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