In coda per lo spaccio nel parco diventato «terra di nessuno»
Un grido: «Hey, noi non abbiamo fatto niente!». Poi urla indistinte in una lingua che non è l’italiano. Qualcuno dà l’allarme, appena mettiamo piede nel parchetto di via Sardegna, quartiere Don Bosco. In un attimo questo angolo di Brescia si trasforma in una sorta di suq, una «terra di nessuno».
A segnalare la situazione alcuni lettori, che denunciano la presenza nello spazio verde di un folto gruppo di ragazzi di origine africana che con schiamazzi, bivacchi, musica ad alto volume e soprattutto spaccio creano disagio a passanti e residenti. Una trentina i soggetti, divisi in gruppetti dislocati ad ogni angolo del parco. Quel grido - «non abbiamo fatto niente» - rivela che in realtà qualcosa da nascondere c’è, come raccontano esasperati alcuni abitanti del quartiere.
«Dalle sei o sette di sera qui si fa la coda. Tutti ragazzi, più della metà sono italiani sia chiaro, si posizionano con auto e motorini all’ingresso del parco e aspettano di acquistare la loro dose dal gruppo di africani. Ma non solo. Durante tutta la giornata questi ultimi cantano, ballano, organizzano banchetti a base di alcol e defecano liberamente. A volte strappano rami dagli alberi e se li danno addosso, ogni tanto passa qualche prostituta. C'è anche chi ha scavalcato il cancello ed è entrato nella scuola Bettinzoli rompendo alcuni vetri. Dove stiamo andando a finire? Da quando hanno chiuso il sottopassaggio di accesso alla stazione si sono trasferiti qui».
Ma come è possibile che questa situazione sia sfuggita di mano? «La polizia lo sa, abbiamo fatto parecchie segnalazioni dopo le frequenti risse. Spesso le forze dell’ordine fanno appostamenti e ogni tanto ne prendono qualcuno che nel giro di poche ora torna in libertà, ad abitare il parco e a proseguire la sua attività di spacciatore» continuano i cittadini. La situazione non cambia di notte. «Chi si occupa di chiudere i cancelli nelle ore serali ha paura a chieder loro di andarsene».
A pochissimi metri, all’oratorio di Santa Maria in Silva, il parroco don Fabio Corazzina è preoccupato per il futuro del quartiere: «Noi come oratorio sinceramente non abbiamo avuto particolari problemi con questi ragazzi, anche perché il nostro ambiente è frequentato e quindi sotto controllo. Ogni tanto proprio nel nostro cortile si appostano le forze dell’ordine, e difatti questa parte del parco è meno frequentata da questi individui. Quello che sta vivendo il quartiere Don Bosco è un inesorabile abbandono. Nessuno vive più gli spazi comuni e questo incentiva un certo tipo di attività decisamente poco legale. I controlli ci sono, ma il problema persiste. Da parte nostra, siamo disponibili a contribuire per rendere vivo e frequentato questo angolo di città».
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