In Castello la storia riaffiora davanti ai magazzini oleari

Dagli scavi emergono resti di strutture murarie di età rinascimentale, medievale e romana
Il Castello di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Che scavando in quell’area, la terrazza davanti ai cosiddetti magazzini oleari, si sarebbe trovato qualcosa, era da prevedere. Cosa siano i resti rinvenuti dai «saggi» condotti dalla Soprintendenza nella zona destinata da Brescia Musei ad accogliere le opere di scultura del lascito Bruno Romeda, sono gli stessi archeologi a precisarlo. Si tratta di: «Resti importanti di strutture murarie di età rinascimentale, medievale e romana - illustra il Soprintendente Luca Rinaldi -. Di particolare rilevanza sono le strutture romane che hanno dimensioni imponenti e appartengono al sistema di sostruzioni (strutture sotterranee a sostegno di un edificio soprastante, ndr) del tempio romano che sorgeva in corrispondenza dell’antico mastio».

 

Gli accertamenti archeologici diretti da Serena Solano della Soprintendenza precisano che altre murature «si riferiscono ad ambienti interrati e voltati con le stesse caratteristiche degli adiacenti magazzini che conservano ancora oggi porzioni di murature romane in alzato». Questo quanto rinvenuto in corrispondenza di quello che dovrebbe essere il primo approdo del futuro ascensore, come da progetto dell’architetto Scherer; ma secondo la Soprintendenza sono «interessanti anche i resti rinvenuti allo sbarco superiore».

A questo punto è lo stesso Rinaldi a specificare che l’importanza dei ritrovamenti «impone una revisione del primo progetto presentato». Il Soprintendente spiega che i resti sono «relativi alla monumentalizzazione del colle Cidneo in età romana, a dominare il complesso del foro-capitolium-teatro».

Pare pertanto chiaro che l’allestimento del «parco della scultura» sia destinato a slittare nel tempo, così come quello dell’ascensore che dalla Fossa delle vipere dovrebbe salire al piazzale della torre Mirabella facendo una tappa intermedia proprio sulla «terrazza Romeda». Del resto Rinaldi passa la palla a Brescia Musei e al Comune ai quali tocca ora «decidere se valorizzare questi resti all’interno del percorso di visita, o tenerli interrati, naturalmente dopo averli studiati per posizionare i percorsi a una quota più alta».

Dal canto suo il direttore di Brescia Musei, Stefano Karadjov, per il momento non si sbilancia su cosa accadrà. «Di certo - afferma - ci sarà un aggravio dei tempi di realizzazione dei progetti in campo».

E tra questi anche quello di allestimento delle opere d’arte contemporanea di Romeda (grandi sculture astratte in metallo, elementi geometrici che nell’idea di Brescia Musei dovrebbero «incorniciare» il panorama che si gode dalla terrazza fino ad ora inaccessibile al pubblico) andrà rivisto. Per renderlo «reversibile» in caso di ricopertura degli scavi, o per ripensare la collocazione delle opere, se ci fosse la necessità di rendere visibili i resti archeologici. 

La sommità del Cidneo occupata già in epoca preistorica, venne destinata dalle popolazioni galliche ad area di culto con l’edificazione di un santuario e, in età romana, con la costruzione di un tempio nella seconda metà del I sec. d.C. i cui resti sono visibili all’interno del Museo delle Armi. Le murature romane fecero infatti da «zoccolo» per le successive edificazioni, compreso l’attuale mastio di epoca viscontea. L’area degli scavi è antistante ai cosiddetti magazzini oleari, sette ambienti coperti da volte posti al di sotto del piazzale della torre Mirabella, utilizzati in epoca romana come cisterne per l’acqua.

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