In 13 in famiglia: «Chiusi in casa, ecco il nostro spettacolo»

Ecco la famiglia Crucitti, non una semplice famiglia numerosa, ma quella del (bresciano) referente regionale dell’associazione Famiglie numerose
La famiglia Crucitti
La famiglia Crucitti
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Domenico, Giovanni, Daniele, Annamaria, Chiara, Elisa, Debora e Simona (gemelle), Elena, Francesco (come papa Bergoglio) e Paolo (come papa Montini). E poi, ovviamente, Angela e Antonello. Loro sono la famiglia Crucitti, 13 componenti, non una semplice famiglia numerosa, ma quella del (bresciano) referente regionale dell’associazione Famiglie numerose.

A sentire papà Antonello che elenca i nomi degli undici campioni della sua straordinaria squadra familiare di calcio, sembra proprio di sentire uno di quegli appassionati che se gli nomini il mondiale del 1982 in Spagna parte subito con Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali... Del resto l’orgoglio è lo stesso, anzi: molto di più. Per alcuni sono eroi, per altri degli sprovveduti. Spesso vengono guardati come si osservano le riserve indiane. Loro non sono nulla di tutto ciò, sono semplicemente famiglie numerose. 

Loro però lo hanno sempre saputo. Ma al tempo del Coronavirus, come vive una famiglia extra large costantemente obbligata tra le ristrette mura domestiche? Perché i 170 metri quadri a loro disposizione (sette stanze) non sono proprio tanti, anzi...

Signor Antonello Crucitti, come state trascorrendo queste atipiche giornate?
Rivedersi finalmente tutti a tavola, senza i ritmi frenetici, stare insieme con calma, per noi è una festa straordinaria, l’isolamento che ci è imposto dall’emergenza Coronavirus pesa meno, passiamo le giornate in allegria, viviamo la gioia della condivisione.

Quindi lei ci vuol dire che avete trovato l’equilibrio della perfetta convivenza?
(Ride) Non esageriamo. Siamo una mini società, ognuno con il proprio carattere, le proprie aspirazioni, esigenze, l’impegno di tutti è far sì che 13 persone riescano a convivere e condividere. Ognuno ha il suo compito, gli orari e i turni sono ben stabiliti, diciamo che eravamo già ben rodati. La spesa vanno a farla mia moglie e il figlio grande, altri sistemano la dispensa, altri si occupano delle faccende. Le cose da fare non mancano mai.

Un’organizzazione invidiabile, neanche la famiglia del Mulino Bianco...
Ma noi non siamo la famiglia del Mulino Bianco! Noi siamo una famiglia reale, normale, con le dinamiche che hanno tutte le famiglie, ma ovviamente amplificate dal fatto che siamo in 13. Quindi si discute, si litiga, ci si confronta tantissimo. Diciamo che consideriamo l’esperienza tra le mura domestiche come una palestra per affrontare la vita, e nella vita non accadono soltanto cose belle, dobbiamo essere pronti per affrontare al meglio anche i momenti bui, come questa terribile esperienza del Coronavirus.

Come passate le giornate?
I ragazzi sono impegnati con la scuola, soprattutto la mattina, ma anche il pomeriggio con lo studio. Anche io li aiuto, l’ho sempre fatto, ma ora chiaramente è una dimensione nuova, abbiamo più tempo per confrontarci. Devo dire che nonostante in questo periodo sia stato colpito da una pesante asma, durante la giornata quasi non sento la sofferenza, non mi pesa, con la mente sono costantemente impegnato a seguire i miei figli.

Mi auguro per i suoi figli che lei non li obblighi tutto il giorno a fare compiti e studiare...
Certo che no! Anzi le dirò che grazie a loro, e con loro, sto riscoprendo la mia grande passione per la musica. Io suono il pianoforte, la chitarra e la batteria, in questi giorni ho scoperto che Elena e Francesco (che frequentano le elementari) stanno iniziando a diventare degli straordinari musicisti, un’ulteriore grande soddisfazione.

Qual è il suo momento preferito della giornata?
A rischio di apparire banale, sono felice ogni volta che vedo i miei figli sereni. Sono contento quando raggiungo ottimi risultati nello studio, ma anche quando li vedo organizzare una caccia al tesoro in casa: sembra incredibile, ma ci riescono. E poi la sera, quando tutti insieme (anche con i più grandi) ci mettiamo a guardare un film. Io e mia moglie in realtà continuiamo a guardare loro, il nostro spettacolo più bello.

Voi siete persone di fede profonda, questo sicuramente vi aiuterà, anche in questo tempo difficilissimo...
Io e mia moglie siamo credenti e ogni giorno ci impegniamo a trasmettere la fede ai nostri figli. Preghiamo insieme, recitiamo il rosario, le lodi. Per noi tutto questo è fondamentale. La famiglia numerosa è una dimensione molto particolare della vita, i miei figli sono cresciuti con la consapevolezza di cosa questo voglia dire. La nascita del fratellino Paolo, con la sua malattia rara e con tutto il carico di fatica che sopporta ogni giorno nel cammino della sua vita, è stato per tutti un’occasione di crescita, abbiamo preso contatto con la sofferenza, costantemente abbiamo la dimostrazione che la vita è un dono, non si nasce tutti perfetti, ma questa è la bellezza della vita. La drammaticità di questi giorni deve esserci da monito a non ricadere negli errori. Il Coronavirus ha stanato i finti valori della nostra società, la frenesia, la velocità a tutti i costi, il mito della produzione e del consumismo. È questa la vita che vogliamo?

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