Immuni segnala il contatto con un positivo un mese dopo
Il contatto con un positivo al coronavirus risale al 26 novembre, ma l’app Immuni ci ha messo più del previsto a segnalarlo. L’avviso è comparso solo il 21 dicembre. La vicenda vede protagoniste due donne, madre e figlia bresciane, entrambe con telefoni con sistema operativo Android, con cui l’app in passato ha mostrato problemi di funzionamento.
La figlia, Elisa, una quarantenne, era asintomatica e il 26 novembre scorso ha scoperto di essere positiva dopo un tampone fatto per un pre-ricovero. L’isolamento suo e dei contatti stretti è stato immediato: in quarantena sono finiti il compagno e il figlio di Elisa, oltre ai genitori settantenni, visti appena prima del tampone fatale. Senza mai sviluppare sintomi gravi, la diretta interessata è tornata negativa il 5 dicembre. Dopo due settimane, sua madre ha trovato l’avviso di Immuni che la avvisava del contatto con un positivo.
Il problema è duplice. Da un lato, l’app non ha inviato la notifica nonostante la funzione sia attiva, un problema già rilevato con gli Android, ed è stata l’utente a dovere aprire Immuni per scoprire il messaggio. Dall’altro, quest’ultimo è comparso con significativo ritardo.
Difficile stabilire se il problema sia solo tecnico o anche umano, se nasca cioè da un malfunzionamento dell’app o da problemi nel percorso di tracciamento del caso. Immuni, finora, è stata scaricata da 10 milioni di persone, il 18,8% degli italiani, e ha inviato 82.660 notifiche. La cui tempestività, inutile dirlo, è fondamentale.
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