Imbranato ma volenteroso: così faccio le spese per la palazzina

Aiutare i genitori anziani, dare una mano ai vicini e alla zia: alla fine scopri che dovresti farlo tutti i giorni
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Sono un giovane adulto italiano, maschio, secondogenito di genitori oggi anziani, pensionati da quando ero un ragazzino. Quindi le cose pratiche non le so fare. È normale, no? No, ovviamente.

Infatti non mi permetto di parlare a nome di alcuna categoria. Esistono maschi italiani più giovani di me, più vecchi o della stessa età, che mi danno cinque giri sulle faccende pratico-organizzative e sulle mansioni domestiche. Ma sono certo che là fuori, rintanati nelle case come tutti e ogni tanto «in missione» nella Brescia post-apocalittica di  questi giorni di CoronaMarzo, ci sono altri ragazzi come me. Tanto volenterosi quanto impreparati. «Imbranati» credo sia un termine più corretto.

Detengo orgogliosamente il titolo di «più giovane della palazzina», e mi faccio felicemente carico della missione-spese per i miei anziani genitori e per i condomini che più ne hanno bisogno.

Al supermercato con la mascherina
Al supermercato con la mascherina

La missione più difficile, in realtà, è convincere i miei a non uscire. Mio papà è nato nel pieno della Seconda Guerra Mondiale e suo padre è morto nella campagna di Russia; mia mamma è venuta al mondo un anno dopo la fine del conflitto e suo padre aveva fatto la guerra del 15-18. Il nonno che non ho mai conosciuto aveva fatto in tempo a nascere nel milleottocento. Nel 1899, per l’esattezza.

I miei hanno conosciuto difficoltà che nemmeno riesco a figurarmi. Ma voglio proteggerli. Proteggerli da loro stessi e dalla loro pervicace convinzione che possono fare tutto da soli. No, non adesso, per favore. Adesso non uscite di casa. Passato lo shock emotivo (sono sicuro che in tanti lo stanno  provando) derivante dal ribaltamento dei ruoli (io, figlio, che do ordini ai miei genitori?) arriva la seconda parte complicata. Le spese per gente abitudinaria, affezionata a determinati prodotti, di determinate marche (ma non va bene un qualcosa di simile?), in precise quantità. Il governo della casa dei miei è tutto nel cervello di mia madre. Che definire refrattaria al lasciarmi fare è decisamente riduttivo. È facile, insisto, fammi la lista e io eseguirò alla lettera. In realtà non è così semplice. È convinta che solo lei, in quel supermarket, può portare a termine la spesa settimanale in modo organizzato ed efficiente, affinché tutto sia acquistato in modo funzionale e nulla manchi all’appello.

Deglutisco davanti alla dettagliatissima lista che mi consegna, scritta a biro e tutta in maiuscolo. Proprio come tutti i miei colleghi, quando si tratta di affrontare una qualsiasi difficoltà lavorativa non mi tiro mai indietro. Di giorno, di notte, in redazione, all’estero, dal tavolino di un autogrill, in un piazzale fuori da un qualche stadio. Ma le cose pratiche, tipo delle spese organizzate, per carità, no. 

Invece sì. Questo è il momento di essere utile a tutti. Di evitare le uscite da casa al maggior numero di persone possibile. Genitori, anziani zii, condomini, vicini, dirimpettai. Meno siamo attorno, meno intasiamo le corsie dei supermercati, meglio è.

Già, il problema è che tutti hanno (giustamente) richieste speciali. Esempio: la dirimpettaia vuole la candeggina, e fin qui okay, ma la vuole tassativamente non-aromatizzata e della tal marca. L’altra signora chiede del petto di  tacchino. In confezioni con fette sottili, e di un peso che non sia inferiore ai 250 grammi e non superiore ai 300. Quale era la parola che andava in voga qualche anno fa per i giovani imbranati, mammoni e che restano in famiglia? Ho cercato di ricordarmela per tutta la mattina, e credo di averla trovata: «bamboccioni». Ecco, abitando per conto mio e avendo uno stipendio mio, forse non faccio parte della categoria. Ma, nel complesso, mi  riconosco in molte delle descrizioni del fenotipo in questione.

La lista della spesa
La lista della spesa

Tornando ai miei genitori, ho affinato l’arte della spesa di puntata in puntata. Per esemplificare, è andata in scena la battaglia del lambrusco. Loro ne desiderano una tipologia particolare. Ma solo oggi, martedì 31 marzo 2020, credo di aver fatto centro dopo settimane di approssimazioni. Lambrusco. Lambrusco in bottiglia. Lambrusco sì, ma secco. Lambrusco, secco, della marca «Xy». Riguardo a ciò, credo che sia un dovere cercare di aiutare il prossimo offrendo almeno quei prodotti che sono conosciuti e apprezzati. Che sono piccole, rassicuranti certezze. «Quella» marmellata, di  «quel» sapore, in «quel» vasetto, di «quella» marca. Credo aiuti a trovare punti di riferimento in giorni in cui sono proprio i punti di riferimento a mancare. 

Oggi, al momento della consegna della lista della spesa, sono rimasto spiazzato. Nell’elenco c’era anche «una confezione di assorbenti igienici super-sottili». Oh! Mia mamma ha superato da un pezzo i settant’anni. Qualcosa non torna. Invece è tutto normale. La badante della mia amata e anziana zia, nel tempo libero, fabbrica mascherine self-made con gli assorbenti. Come sospettavo, non ho chance di avere un fratellino (sorellina, credo che in caso la preferirei femmina).

Ci sono articoli che al supermercato, da solo, non saprei mai trovare. Una dote di famiglia è quella di «slaminarsi» il viso mentre ci si fa la barba. Tale padre, tale figlio. Solo che mio papà è un signore abituato a prevedere tutto, e quindi mette in lista la matita emostatica. Io, a volte, esco di casa col viso sfregiato e sanguinante che manco Rambo dopo un corpo a corpo. Sì, ma dove si trova, esattamente, una matita emostatica al supermarket? Devo mettere in tasca l’orgoglio. Mi tocca chiedere, spesso, a chiunque, personale di servizio e altri avventori: «Scusi, mi sa dire dove trovo...».

In questi giorni imparo che dovrei farlo sempre. Anche a emergenza finita, dovrei evitare a qualsiasi persona che ho vicina di portare pesi, di salire per le scale con una confezione da sei di minerale, di fare code tra parcheggio, corsie del supermercato e cassa. In questi giorni, nell’aiutare gli altri come posso, imparo due cose: la prima è che sono incredibilmente impreparato e imbranato, sebbene volenteroso; la seconda è che basta poco per sostenere chi mi è vicino. Facciamolo tutti. Magari finiremo per risvegliarci in un mondo più a misura d’uomo. 

Detto questo, torno al (tele)lavoro. Infinitamente più facile rispetto al fare le spese per tutti, per un imbranato come me. 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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