Il virus dimezza i passeggeri: «Per i bus buco da 20 milioni»
Il virus dimezza i passeggeri dei bus, crea un buco nelle aziende di trasporto pubblico di circa 20 milioni per i mancati incassi e a settembre rischia di mandare in tilt il trasporto scolastico se non si metterà a punto una soluzione entro luglio. È lo scenario tutt’altro che rassicurante tratteggiato dal presidente dell’Agenzia del Tpl di Brescia Claudio Bragaglio. Con un’aggravante di non poco conto. L’organizzazione del trasporto pubblico è in capo all’Agenzia, così come i contratti di servizio di Brescia Trasporti (per l’urbano) e di Sia (per l’extraurbano). Ma a fine maggio l’Agenzia perderà il proprio direttore, Alberto Croce, pronto per la pensione e manca ancora l’albo dal quale pescare il sostituto. Il 9 agosto scadrà poi l’attuale cda e sia il presidente Bragaglio sia il vicepresidente Corrado Ghirardelli non sono rinominabili. Risultato: passaggi così delicati come quelli attesi nei prossimi mesi saranno affrontati da un’Agenzia profondamente rinnovata, forse troppo per le sfide da affrontare. Per questo Bragaglio insiste per affrontare con tempestività i nolti problemi sul tavolo: a partire da scuola e risorse.
La fotografia. Il presidente parte da una prima stima dell’impatto del virus. «Abbiamo stimato che, a fine anno, i passeggeri dei bus urbani ed extraurbani saranno quasi dimezzati rispetto allo scorso anno, passando da oltre 60 a circa 30 milioni - spiega Bragaglio -. Questo avrà anche un forte impatto sui conti delle aziende che gestiscono il trasporto pubblico». Il sistema del Tpl, va ricordato, non si ripaga solo con biglietti e abbonamenti che, anzi, coprono tra il 35 e il 40% dei costi. Nel Bresciano dai titoli di viaggio si ricavano 40 milioni di euro. Il resto è messo da Stato, Regione, enti locali. A marzo e aprile gli incassi si sono di fatto azzerati. La ripresa ha limitato a un terzo i passeggeri, non più di 20-25 per bus: e una fisiologica diffidenza terrà lontano per un po’ gli utenti dai mezzi pubblici. La stima dell’Agenzia è che a fine anno i mancati introiti ammonteranno a 20-22 milioni di euro, oltre 11 per l’extraurbano, almeno 10 per la parte urbana. Con possibili impatti anche sugli adetti delle aziende, 1.250 persone, visto che «i 20 milioni in meno equivalgono a circa un terzo delle spese annue per il personale».
Il decreto rilancio prevede un fondo 500 milioni di euro proprio per coprire questi ammanchi. «Ma temiamo che a Brescia possano arrivare non più di 4-4,5 milioni - spiega Bragaglio -. Due giorni fa abbiamo avuto una conference call con il viceministro all’economia Antonio Misiani. Speriamo quel fondo possa essere aumentato. Ma va cambiato il criterio di riparto: non può valere la quota storica, altrimenti si favoriscono quei territori dove c’è maggiore evasione tariffaria e i biglietti coprono solo il 15-20% dei costi». La richiesta è finita anche sul tavolo del ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli. Si vedrà. Di certo questa batosta si somma alle croniche incertezze sui finanziamenti del Tpl bresciano: il mancato contributo per il metrò, le casse vuote della Provincia. In un momento nel quale servirebbero più bus e più km, viste i posti contingentati. A settembre. Ragionamento che vale soprattutto in vista della riapertura delle scuole. Il tavolo in Prefettura, a Brescia, ricorda Bragaglio, ha lavorato bene: con il provveditore Giuseppe Bonelli si è trovata un’ipotesi di soluzione. Presenze in classe dimezzate, continuando a sfruttare la didattica a distanza, e ingressi di orari e uscita scaglionati (di un’ora e mezza) in modo da consentire ai bus di fare un «doppio giro». «Questo è il piano - precisa Bragaglio - ma va dettagliato, valutando scuola per scuola le esigenze. Si tratta di una riorganizzazione complessa, che ha bisogno di una definizione entro luglio». Da Roma però continuano a non arrivare indicazioni. Bragaglio si è già appellato a parlamentari e non lesina critiche al ministro Azzolina: «Servirebbe un commissario nazionale per gestire il rapporto scuola-trasporti in vista di settembre» ribadisce. Ma visto che a Roma nulla si muove, ora auspica un Patto lombardo: Regione, Prefetture, Agenzie del Tpl ed enti locali in campo per affrontatare, per tempo, un problema enorme. «Prima che ci scoppi in mano». Con il rischio caos per scuole, studenti e genitori.
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