Il vescovo: «Sì alla legittima difesa, ma l'invio di armi è un rischio»

Così mons. Pierantonio Tremolada, durante l'incontro con giornalisti e operatori dei media per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
    Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
    Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
    Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
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  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
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  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
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  • Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
    Mons. Pierantonio Tremolada durante l'incontro con i giornalisti
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«Sì alla legittima difesa, ma la strada da seguire deve essere quella della pace, perché l'uso delle armi, l'invio continuo di armi, rischia molto concretamente di alimentare soltanto la guerra». La posizione del vescovo Pierantonio Tremolada sul conflitto in Ucraina è molto chiara.

«Riprendo le parole del segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin: gli aggrediti devono essere nella condizione di potersi difendere, ma dare solo armi è una risposta debole al conflitto».

L'incontro con i giornalisti e gli operatori dei media in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (e nella Giornata mondiale della libertà di stampa) è stata anche l'occasione per ascoltare alcune riflessioni del pastore della Chiesa bresciana; prima di lui la relazione di Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana su «Ascoltare con l'orecchio del cuore».

DALL'ASCOLTO ALLA PAROLA

«Oggi purtroppo il linguaggio è soltanto quello della guerra - ha proseguito il vescovo Tremolada -, non si parla più di pace, i negoziati sembrano essere spariti dall'orizzonte. Eppure solo la diplomazia può porre fine a questo sconcertante conflitto. Personalmente ho addirittura pudore anche solo a nominare Putin, siamo tutti pieni di domande nei suoi confronti. Ma sono convinto che qualcuno dovrebbe parlargli per fermarlo, sarebbe bello e importante che a fare questo fosse papa Francesco».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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