Il Vescovo di Brescia: «La cultura è antidoto a una società indifferente»

Le parole di mons. Pierantonio Tremolada per il progetto «Interviste allo specchio» condiviso con l’Eco di Bergamo
Monsignor Francesco Beschi e monsignor Pierantonio Tremolada - © www.giornaledibrescia.it
Monsignor Francesco Beschi e monsignor Pierantonio Tremolada - © www.giornaledibrescia.it
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Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo (in calce all’intervista trovate il link diretto alla pagina dedicata del quotidiano orobico).
 

Brescia e Bergamo sono Capitale della Cultura. Viviamo in un tempo nel quale, però, la cultura sembra essere sempre più marginale.

Vescovo Tremolada, qual è la sua opinione?

La circostanza è davvero unica e si impone per la sua rilevanza. È l’occasione per fermarci una volta di più a considerare l’importanza della cultura per la società e per coglierne il singolare valore nell’attuale momento storico. Una società povera di cultura è una società di basso profilo e ad alto rischio. Un’economia dominata dalla logica del consumo e una tecnologia che è legge a se stessa non sono in grado di dare alla vita personale e sociale la sua piena verità. C’è assolutamente bisogno di cultura, cioè della scienza e dell’arte, nelle loro molteplici espressioni. La vera scienza e l’arte sono in grado di aprirci alla reale dimensione del mondo. Un senso di immensità ci prende quando affrontiamo la realtà con competenza scientifica (pensiamo all’immensamente grande e all’immensamente piccolo) e ancora di più quando leggiamo una poesia, ascoltiamo una sinfonia, ammiriamo un capolavoro della pittura.

Come definirebbe la cultura?

Mi piace pensare alla cultura come al sapere che fa vivere, o forse meglio, al saper vivere. Nella cultura il vivere si coniuga con il comprendere, l’esperienza con la coscienza. Potremmo dire che la cultura è l’autocoscienza della vita stessa. All’opposto della cultura sta il non sapere, un’ignoranza che non è interessata a ricercare il senso delle cose. Il nemico da combattere è l’indifferenza, il lasciarsi vivere, la superficialità, la chiacchiera, lo slogan, la battuta, un sentire istintivo. Il vero sentire, che qualifica la persona sapiente, è in realtà qualcosa di molto profondo e di molto complesso. Fonde insieme la mente e il cuore. Domanda un pensiero e lo immerge nel profondo dell’anima, gli dona la carica dell’emozione e dell’affetto. Dove c’è cultura non c’è il sentito dire ma un onesto convincimento, frutto di una intensa riflessione interiore. Insieme a questo vi è però anche la passione, lo slancio, il coraggio, perché il pensiero vero non è mai pura teoria: è carica che arricchisce la vita. La vera cultura è fermento di rinnovamento per la società, antidoto alla stagnazione e alla mediocrità.

Lei crede fortemente nella cultura, ha anche costituito un vicariato dedicato al tema.

Esatto, l’ho affidato a don Raffaele Maiolini. L’idea è che si occupi in modo stabile e ordinario di cultura. Il vicariato ha la cura pastorale di un ambito così importante e delicato come quello della cultura, sia nei rapporti con il mondo ecclesiale e gli enti che ad esso afferiscono, sia nel dialogo con altri importanti enti che animano la vita culturale della nostra società civile. Il mio desiderio è quello di coordinare sempre al meglio le iniziative e le molteplici risorse del mondo culturale della nostra Diocesi, in un clima di collaborazione e crescente dialogo. 

Molti ritengono la cultura qualcosa di superfluo, di cui si può fare a meno, lei cosa direbbe loro?

Penso che vi sia un’alleanza potente tra la vita e la cultura. Quest’ultima non solo interpreta la vita ma la difende e la promuove, ne mantiene alto il profilo e ne custodisce il senso ultimo. L’indifferenza e la superficialità non riusciranno purtroppo a impedire che si aprano nell’esperienza quotidiana del vivere voragini spaventose. Quando il cuore e la mente non sono vigilanti, illuminati dalla verità di un nobile sapere, l’assurdo può avere il sopravvento e non sarà impossibile raggiungere limiti inimmaginabili di barbarie: la follia della guerra, il brutale sfruttamento dei più deboli, la criminalità senza scrupoli, la sistematica distruzione dell’eco sistema, le atrocità dei delitti quotidiani raccontati dalla cronaca nera. Sentinella della pace e della giustizia, custode del vero e del bello che è proprio della vita, la cultura dà respiro al cuore, ci mantiene immersi nella luce rasserenante del bene, offre un appoggio saldo alla speranza. 

A questo link l’intervista allo specchio curata da L’Eco di Bergamo.

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