Il vescovo ai giornalisti: «Le parole distruggono e creano»
«Con il linguaggio si comunica, ma è tutto? Lo scopo è solo l’informazione?» se lo è chiesto, stamattina al Centro Paolo VI, mons. Pieratonio Tremolada durante la lectio dedicata ai giornalisti nella giornata in cui si festeggia San Francesco di Sales, dal titolo «Il peso delle parole».
Per il vescovo di Brescia la parola ha una triplice valenza: performativa, espressiva e relazionale.
«Le parole - ha detto - hanno il potere di distruggere e di creare, si può mortificare con le parole quando queste sono false o violente. Per questo devono essere vere e buone».
Da qui la riflessione si è spostata sull’attualità, sul momento segnato da rabbia e paura che portano a parole violente, alla paura verso l’altro.
«Noi ci dobbiamo fidare dei giornalisti - ha sottolineato mons. Tremolada - perchè non possiamo verificare. E dobbiamo farlo ancor di più verso chi scrive i fondi e ci offre una riflessione».
Da qui ha poi preso le mosse il discorso del presidente dell’Ordine dei giornalisti Galimberti che ha individuato in lealtà, verità e linguaggio i capisaldi della professione.
E anche lui ha individuato nei social un elemento di disturbo, un ecosistema malato, che distrugge il rispetto dei valori.
«L’intermediazione del giornalista - ha detto - creerebbe spazi per comunicare con la realtà. I fatti vanno cercati, trovati e riscontrati andando oltre i pregiudizi: le prime pagine sono piene delle parole di contrapposizione tra i leader, ma bisognerebbe invece partire da quelle parole e scavare nei fatti».
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