Il verdetto della Provincia sulla discarica Castella slitta al 6 ottobre
È stato rimandato al 6 ottobre il verdetto atteso ieri sulla alla realizzazione della discarica Castella (905mila metri cubi di volume da riempire in dieci anni con rifiuti non pericolosi), nell’omonima località di Rezzato, al confine con il quartiere bresciano di Buffalora.
La Provincia di Brescia si è presa altro tempo per esaminare le note che gli enti coinvolti hanno depositato come richiesto. Il progetto è il terzo presentato al Comune di Rezzato dalla società «La Castella srl», costola della multiutility Garda Uno, dopo che i primi due erano stati bocciati dal consiglio di Stato.
Molto deluso l’assessore Maurizio Franzoni, referente per il Comune di Rezzato: «Ci aspettavamo che oggi (ieri per chi legge, ndr) la Provincia dichiarasse conclusa la conferenza; purtroppo così non è stato. Per noi resta ferma la posizione manifestata da sempre e in tutti modi possibili dal nostro Comune, confidiamo pertanto che la Provincia tenga in adeguata considerazione il fronte compatto di tutti coloro che si oppongono a questo impianto». Il «fronte compatto» è rappresentato oltre che da Rezzato, sul cui suolo dovrebbe sorgere la discarica, dai confinanti Brescia e Borgosatollo e dalle molte realtà che non vogliono un’altra discarica in un territorio già altamente inquinato.
E proprio ieri, in attesa del verdetto della Provincia, una rappresentanza del comitato Antinocività con Alessandra Cristini come si è data appuntamento davanti ai cancelli della Castella, per ribadire il no alla discarica ma anche sottolineare «l’ambiguità e ipocrisia delle istituzioni bresciane che dicono no alla discarica, ma tacciono sull’iter che, seppure lunghissimo, sta andando avanti riguardo alla realizzazione di un enorme polo logistico Italmark, separato dal sito Castella solo da una carreggiata di pochi metri, ma già in territorio bresciano, insistendo su un’area molto critica e circondata dal Parco delle Cave. Non solo - affonda Cristini -: secondo noi prefigura un conflitto d’interessi il fatto che la famiglia Odolini di Italmark sia nel comitato di gestione del Parco delle Cave; ci chiediamo dove sia il comitato scientifico del parco che brilla per la sua totale assenza in merito».
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