Il ticket allontana i giovani, prevenzione a rischio

Da dieci mesi le prestazioni sanitarie sono diventate a pagamento, crollo degli utenti al consultorio Civitas in Valtrompia
AA

Dieci mesi di ticket per le prestazioni sanitarie a favore dei giovani sono stati sufficienti a fare collassare i dati del servizio di consultorio per gli adolescenti promosso con straordinario successo ormai dal 2009 da Civitas. Regione Lombardia decretando l’introduzione del ticket anche per queste prestazioni ha contribuito alla vistosa diminuzione di utilizzo del servizio.

Dai 1.324 utenti del 2012, che hanno raggiunto le strutture per visite, prescrizioni e consulenze sanitarie, si è passati agli 813 dell’anno scorso. Un bel tonfo, non c’è che dire.

I giovani, nel tempo, hanno dimostrato grande affluenza al servizio ma ora alcuni non se lo possono permettere, paghetta a parte, risulterebbe forse difficile chiedere aiuto ai i genitori.

Nonostante l’aumento dei contatti grazie alla promozione sul territorio e all’interno delle scuole, nel 2013 sono stati raggiunti 3.918 ragazzi, diminuisce il numero delle prestazioni. «Il fatto - ha sottolineato la direttrice di Civitas Daniela Dalola è evidentemente legato all’introduzione del ticket anche perché se guardiamo alle consulenze psicologiche si evince che il numero è pressoché invariato rispetto all’anno precedente». Ma i ragazzi che non si rivolgono più al consultorio quale tipo di percorso affrontano? Probabilmente quello dell’abbandono di qualsiasi tipo di prevenzione e non solo, con tutte le conseguenza del caso. Civitas ha posto il segno su questa realtà, su questa sacca di numeri dietro i quali stanno giovani, emozioni, paure e molto altro, ma di più non ha potuto fare.

Certo è che forse è necessario pensare a nuove solidarietà, a nuove forme di gestione dell’offerta che riescano in qualche misura ad estendere forme di tutela alle fasce meno protette di popolazione. Anche perché il bisogno c’è. Oltre gli approcci diretti attraverso il libero accesso nelle sedi di Concesio, Sarezzo e Lumezzane, quello telefonico è stato mediamente di 83 persone al mese con punte massime nei mesi di frequenza scolastica; a novembre, ad esempio, si sono registrate 121 telefonate per richieste di consulenza.

Nel 96% dei casi la telefonata è stata seguita da un appuntamento in consultorio, per il rimanente 4 % la consulenza si è invece esaurita per telefono con un colloqui con l’ostetrica o la ginecologa.

È sempre Sarezzo a registrare il maggior numero di accessi, «la sua centralità - ha ricordato Dalola - lo rende appetibile anche se abbiamo voluto offrire un servizio decentrato anche per offrire la massima privacy ai ragazzi. Abbiamo anche attivato altri canali di contatto Facebook compreso». Ma il ticket, per giovani ora fa la differenza e questo può avere effetti negativi. I giovani che non raggiugono più il consultorio molto difficilmente si rivolgono per i loro problemi a persone qualificate.

Flavia Bolis

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia