Il testamento biologico: una legge, tanti dubbi

L’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri della provincia di Brescia ha approfondito con gli iscritti i temi testamento biologico e fine vita
FINE VITA: UNA LEGGE, TANTI DUBBI
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Curare forzatamente, anche quando non c’è più speranza, o arrendersi alla morte? Nei primi quattro mesi di applicazione della legge 1219/2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento (Dat), l’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri della provincia di Brescia ha approfondito con gli iscritti i temi testamento biologico e fine vita.

Ne è derivato il numero monografico della rivista Brescia medica, dal titolo «Questioni di vita e di morte», che verrà diffuso da domani. «La scelta deriva da una priorità informativa rivolta ai nostri oltre 7mila iscritti» ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei medici Ottavio di Stefano, presentando il magazine insieme al direttore Gianpaolo Balestrieri, al segretario Bruno Platto, al coordinatore della Commissione bioetica Angelo Bianchetti e alla dottoressa Adriana Loglio, esperta della legge. Sulla rivista sono pubblicati anche i risultati di un sondaggio online a cui hanno partecipato 453 medici bresciani.

Tra gli esiti più significativi, emergono il livello basso di conoscenza della legge (34.9%), il ruolo attivo rivendicato dal 55.8% dei medici nel percorso decisionale del paziente e la considerazione di nutrizione e idratazione artificiale come trattamenti sanitari, praticabili quindi solo con il consenso del paziente.

Commissione di Bioetica e Consiglio dell’Ordine, pur ritenendo la normativa necessaria, hanno evidenziato alcune criticità: troppi vincoli formali nella raccolta del consenso informato, la definizione poco dettagliata di «soggetto capace o incapace di intendere e di volere», la modalità di stesura delle Dat, senza la presenza di un medico, la delega alle Regioni a regolamentarne la raccolta e l’assenza di una banca dati nazionale, la mancata definizione della figura del fiduciario.

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