Il sedino in manestra: un errore è per sempre

Tra sedano e tatuaggi, nuovo appuntamento con la rubrica Oltre il giardino
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Il sedano è tra i grandi protagonisti del mio orto. Metto di preferenza a dimora le piantine della varietà verde, a costa più sottile e molto profumate. Lo concimo abbondantemente e tengo zappettata la terra quasi quotidianamente, l’acqua raggiunge così le radici con un ottimale benefico flusso e nemmeno un filo di erba si insinua nell’aiuola. Tante amorevoli cure vengono ripagate da foglie sfavillanti, il sedano è croccante al punto giusto. Poi finirà nel piatto mangiato con un filo d’olio o andrà ad arricchire appaganti minestre. Mio nonno, in un misto tra italiano e dialetto, diceva con un sorriso beffardo il «sedino nella manestra». 

Era una benevola storpiatura per strappare un sorriso a chi si trovava di fronte. A volte però gli errori hanno conseguenze ben più rilevanti. Una mamma svedese ha deciso di farsi tatuare sul braccio il nome del suo piccolo bambino. Che dolcezza. Il tatuatore si è però messo di traverso, evidentemente duro d’orecchio, anziché scrivere Kevin ha inciso Kelvin. La moderna genitrice non si è persa d’animo. E, per mostrarsi al passo coi tempi, ha preso la decisione più folle: è andata all’anagrafe e ha cambiato nome al figlio. Straordinaria.
 
E per fortuna che il tatuatore ha aggiunto solo una «l», figuriamoci se avesse scritto Kavin, o Kevis, o Kelvisius. Come lo avrebbe spiegato quel poveretto ai suoi compagni? Un tempo c’era di mezzo il lattaio, ora ci si mettono anche i tatuatori a fare danni. Ma del resto finalmente la società liquida che fotografa ciò che mangia ha trovato il suo motto: un errore è per sempre

 

 

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