Il saluto del Papa dopo 300 chilometri oltre la sclerosi multipla

La spedizione bresciana arriva a Piazza San Pietro: l’emozione dopo la fatica lungo la Via Francigena
Maria Luisa Garatti e Mariella Faustinoni - © www.giornaledibrescia.it
Maria Luisa Garatti e Mariella Faustinoni - © www.giornaledibrescia.it
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«Ha salutato i seminaristi nordamericani e quelli sloveni, gli adolescenti di Cernusco sul Naviglio e quelli di Chiuso e Maggianico... Parlerà anche di noi?». Domenica mattina in piazza San Pietro, poco dopo mezzogiorno, se lo chiedevano, in palpitante attesa, Maria Luisa Garatti e Mariella Faustinoni, reduci da 300 chilometri di camminata da Siena a Roma. E lui, Papa Francesco, le ha accontentate: «Saluto le donne atlete affette da sclerosi multipla che hanno percorso la Via Francigena da Siena a Roma». In quel momento è scattato l’applauso della piazza, contemporaneo alla commossa esplosione di gioia nelle case di tanti amici sintonizzati sulla diretta televisiva dell’Angelus.

In quel momento loro hanno pianto: Maria Luisa, per tutti Merilù, avvocato e runner che da anni combatte con il sorriso e la determinazione contro la sclerosi multipla, e Mariella, che l’ha accompagnata passo dopo passo su strade e sentieri del Centro Italia.

Che bell’epilogo, vero Merilù? «Sono senza parole, mi sono commossa quando il Papa ci ha nominate. Sapevamo che gli era stata fatta arrivare la notizia della nostra presenza, ma non avevamo certezze. È stato un finale super per un’avventura che è andata oltre quello che immaginavo e che, sento, mi ha cambiato. Dopo la prima delle dodici tappe, 35 chilometri sotto il sole cocente e pure con poca acqua nello zaino, mi chiedevo: "Arriverò in fondo?". Entrando in San Pietro al telefono con i miei genitori ho detto loro che ero talmente emozionata che avrei continuato ancora: il cammino ti cambia, la strada ti aiuta ad andare lontano». Certo non sono mancati i momenti difficili: «Penso all’arrivo a Radicofani, con quella rocca che sembrava lì e invece non arrivava mai, penso soprattutto alla tappa da Bolsena a Montefiascone, durante la quale ci siamo prese un sacco di pioggia: i ragazzi della Protezione civile che ci seguivano a distanza ci hanno chiamato, proponendosi di venirci a prendere, ma abbiamo rifiutato. Certo ho sentito la fatica, che con la stanchezza cronica è uno dei sintomi della mia malattia. Talvolta ho avvertito altri disturbi, ma sono sempre andata avanti, un passo dopo l’altro, a testa bassa, anche senza parlare: Mariella mi "spingeva", a voce o in silenzio».

Mariella conferma: «Io mi sentivo "responsabile" nei suoi confronti, ma sapevo che lei è tosta, non avevo dubbi. Così è stato bellissimo condividere ogni momento, vivere un’emozione dopo l’altra rinsaldando la nostra amicizia, sperimentando appieno quel benessere anche mentale che deriva dall’attività fisica». Sorrisi e parole. Il bilancio non può che essere positivo, al di là del premio finale raccolto in piazza San Pietro: «Tantissimi - riflette Merilù - sono stati i momenti belli, come ad esempio quando per l’ultima tappa siamo state raggiunte da Luana e Marina, che come me fanno parte dell’associazione "Se vuoi puoi". Ma ogni giornata è stata meravigliosa, soprattutto per gli incontri con tante persone: nonostante la mascherina copra parte del viso, vedi il sorriso negli occhi degli altri e tu stessa, lasciate da parte arrabbiature e delusioni, quel sorriso non lo perdi più». Così è più facile comunicare i messaggi che si volevano lasciare: «Ho spiegato a tanti che cos’è la sclerosi multipla, spesso confusa con altre malattie. Ho raccontato come lo sport faccia bene, come sia un "farmaco naturale" per curare la nostra patologia. E soprattutto ho detto a tutti che i limiti sono solo nella testa: se ci metti il cuore, li superi tutti».

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