Il ricordo di Fulvio Manzoni a dieci anni dalla scomparsa

In sala Libretti, al Giornale di Brescia, la commemorazione dello storico direttore di Teletutto
Fulvio Manzoni è strato direttore di Teletutto - © www.giornaledibrescia.it
Fulvio Manzoni è strato direttore di Teletutto - © www.giornaledibrescia.it
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Il coraggio, il rispetto, l’onestà di credere in quello che facciamo e che ci permette di spenderci fino in fondo per gli ideali. Su tutto, tendere sempre verso la verità e farlo in buona fede. 
Queste le parole chiave dell’eredità di Fulvio Manzoni uomo, padre, giornalista. Parole che il direttore Nunzia Vallini ha sintetizzato, al termine di un ricordo a più voci, che si è tenuto in Sala Libretti, a dieci anni dalla sua scomparsa. In prima fila, con i familiari più stretti, le figlie e l’anziana madre Eleonora e, tra gli altri, il presidente di Teletutto, nonché vicepresidente dell’Editoriale Bresciana, Pierpaolo Camadini. Da colonna sonora, il violino di Silvia Muscarà dell’Associazione giovani interpreti associati.

IL RICORDO DI FULVIO MANZONI


È stata fatta memoria di diversi aspetti della figura di Fulvio: quello più privato, quello giornalistico e quello del suo rapporto speciale con la montagna. Del Fulvio privato ha parlato la moglie Lucia, vincendo la timidezza e il pudore che in dieci anni senza di lui l’hanno tenuta lontana dai riflettori, impegnata a crescere Anna e Valentina, le figlie rimaste giovanissime orfane di padre e che ora hanno già segnato traguardi importanti della loro vita professionale e personale.
Fin dalle prime parole di Lucia, ci si è resi conto che non esistevano diversi aspetti di Fulvio Manzoni, per anni apprezzato direttore di Teletutto. «Ripenso alla grande famiglia di Teletutto, quando la sede era al Villaggio Sereno e noi eravamo poco più che ventenni - ha detto Lucia -. Ricordo la grande nevicata del 1985, quando la redazione era diventata il riferimento della città. Ricordo le lunghe dirette elettorali e le adunate degli alpini. Per Fulvio l’impegno era totalizzante: sul lavoro era molto esigente, attento ai dettagli e agli ascolti». 

  • Il ricordo di Fulvio Manzoni in Sala Libretti
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Lucia parla di Fulvio e riesce a contenere l’emozione quando sottolinea l’idea di televisione del marito giornalista: «Apertura ai fatti e onestà intellettuale: era sempre sul pezzo e aveva la televisione nel cuore». Poi, sollecitata dal direttore Vallini che le ha chiesto cosa avrebbe detto lui, se oggi fosse qui, sull’evoluzione del nostro mestiere e degli strumenti di comunicazione, ha risposto: «La vita scorre: io ho raccontato il passato, a voi il futuro».
Un futuro, tuttavia, che non può prescindere dalle radici, da quei primi passi nel «nostro mondo» che hanno fatto di Fulvio quello che è stato, prima che venisse strappato ai suoi affetti e alle sue passioni a soli cinquant’anni.
Gli amici. Ne ha parlato l’amico Filippo Perrini, ricordando l’ultimo servizio di Fulvio per la morte di Matteo Perrini, nel febbraio 2007, quattro mesi prima della sua. Ne ha parlato don Gabriele Filippini, all’epoca direttore del settimanale «La Voce del Popolo», che ha citato i primi passi di Fulvio alla rivista «Madre» diretta da don Mario Pasini, poi alla «Voce» e in televisione.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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