Il processo-Tanghetti va alla Corte europea dei Diritti dell'uomo

L'avvocato dell'imprenditrice lumezzanese, prosciolta lo scorso anno: «Abbiamo presentato ricorso contro l’Italia»
RICORSO CONTRO PROCESSO LUNGO
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Un processo troppo lungo. Fuori tempo massimo per quelli che dovrebbero essere i canoni europei. Addirittura quattro anni sono stati riservati all’udienza preliminare. Così un caso bresciano approda sul tavolo della Corte europea dei Diritti dell’uomo. È il processo a carico di Tersilla Tanghetti, l’imprenditrice di Lumezzane accusata di maltrattamenti e riduzione in schiavitù nei confronti degli ospiti della comunità Sergio Minelli da lei fondata a Prevalle.

Si tratta di un processo iniziato nel luglio del 2010 e conclusosi nel marzo del 2014 con la prescrizione dei reati di maltrattamenti di persona, sequestro e successivamente dell’associazione a delinquere. «Abbiamo presentato ricorso contro l’Italia», annuncia l’avvocato milanese Alice Pisapia, che difende gli interessi di quelle che erano state le parti civili nel processo e ora diventati ricorrenti in Europa.

La Corte d’Appello di Venezia, lo scorso 31 dicembre, aveva rigettato la richiesta di equa riparazione del danno presentata dalle sei parti civili, che ora guardano all’Europa. Il ricorso europeo sarà discusso nelle prossime settimane dalla Corte dei Diritti dell’Uomo, che può decidere anche senza fissare udienza.

 

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