Il Presidio 9 agosto incassa 13 multe in attesa della decisione del Tar

L'Amministrazione ha negato l’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico al gazebo eretto più di 500 giorni
Attivisti al Presidio 9 agosto
Attivisti al Presidio 9 agosto
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Al via la raccolta firme a sostegno della petizione presentata dal «Presidio 9 agosto» al Parlamento Europeo, che ha ritenuto fondata la tesi degli ambientalisti secondo cui il progetto di conferire i reflui del Garda a due nuovi impianti (peraltro ancora da realizzare) a Gavardo e a Montichiari potrebbe violare la Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. E non solo. Violerebbe anche una direttiva dell’Unione europea (la 60/2000) sulla tutela delle acque superficiali.

Questa è solo una delle novità che il Comitato di coordinamento del Presidio ha presentato ieri in piazza Paolo VI, in prossimità del gazebo eretto più di 500 giorni fa e sul quale campeggia la scritta «Anche noi facciamo cultura», una sorta di risposta all’Amministrazione comunale che ne ha chiesto lo spostamento perché ritenuto «ostativo» alle iniziative di Brescia Bergamo Capitale, negando l’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico. Un diniego sul quale si è in attesa di una decisione di merito del Tar. «Nonostante i giudici non abbiano ancora deciso, dal Comune ci sono già arrivate 13 multe da 100 euro l’una» dichiarano Sergio Aurora e Alessandro Scattolo del comitato, affiancati da alcuni dei volontari che da quasi due anni, giorno e notte non mollano lo spazio conquistato sotto la torre del Broletto per protestare contro la decisione di affidare la partita del depuratore del Garda ad un commissario prefettizio. «Abbiamo inviato lettere aperte all’Amministrazione per ribadire che siamo disponibili al confronto ma non abbiamo ancora ricevuto risposte. Nonostante il sostegno di cittadini e alcuni politici hanno espresso nei nostri confronti e per la nostra battaglia».

Sarà rilevante a questo punto conoscere lo Studio che il Consiglio regionale lombardo - su imput del Presidio - ha affidato all’Ersaf (per 120mila euro) sullo stress ecologico al quale il Chiese potrebbe essere sottoposto con l’immissione dei reflui di depurazione nel caso si decida la costruzione di un impianto a Gavardo. «Anche se Ersaf - dichiarano da piazza Paolo VI - non ha tutte le competenze. Inoltre vorremmo capire come si porrà la Regione Lombardia al tavolo di confronto ministeriale con anche la Regione Veneto e la Provincia autonoma di Trento per una possibile revisione del progetto». 

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