«Il premio siete voi»: l’abbraccio di Annamaria ai suoi studenti
«Siete voi il mio premio». C’è stato un momento in cui la Sala dei giudici, all’interno di palazzo Loggia, vibrava di una commozione sincera, condivisa. Un lungo momento, in cui il contesto istituzionale è svanito e ha lasciato passare tutta la luce di una mattinata intensa e rara.
Annamaria Berenzi ha ricevuto dal sindaco Emilio Del Bono un'onorificenza per avere vinto il Premio nazionale insegnanti del Ministero dell’istruzione, arrivato dopo una selezione che ha coinvolto undicimila docenti in tutta Italia. Nel salone, davanti a lei, c’erano i ragazzi e le ragazze ai quali ha insegnato matematica nella sezione ospedaliera dell’istituto Castelli, al Civile. Persone che ha incontrato in un periodo molto difficile della loro vita e con cui ha instaurato un rapporto che va oltre l’insegnamento.
«Siete voi il mio premio», ha detto loro con la voce che andava e veniva. «Per noi non è la professoressa Berenzi, per noi è Anna. È la persona che resta con te quando la mamma deve correre a casa e tu devi restare in ospedale, è come se avessimo vinto questo premio assieme a lei», ha raccontato Arianna.
«È diventata un punto di riferimento, un’amica, sempre disponibile a fare due chiacchiere - ha aggiunto Emilio -. Nonostante la mia malattia, mi ha aiutato a distrarmi nel mio percorso, a strapparmi un sorriso».
La profe si guardava attorno, piccola e sorpresa di tanto affetto. Lo vedi che è una tenace, che con i suoi studenti ha imparato a superare paure enormi, che ti possono schiacciare.
«Quando un ragazzo vive un momento come quello che hanno affrontato questi ragazzi - ha spiegato Annamaria Berenzi -, la scuola può diventare qualcosa solo se diventa vita, se diventa umana. Ognuno di loro è un mondo, mi hanno dato molto. Sembrano una classe, ma non sono una classe. Io sono un po’ l’elemento catalizzatore, l’enzima di queste persone che quando si incontrano diventano un bel gruppo di amici. Ho avuto l’onore e il privilegio di incontrarli, il mio compito era di esserci per loro».
Al Civile da otto anni, Annamaria non ha intenzione di tornare a insegnare nelle aule del Castelli. «Finché non mi cacciano, io resto», ha detto ridendo, mentre attorno la commozione si stemperava nei sorrisi e lei stringeva la sua targa, «per aver fatto conoscere al mondo la bontà del sistema scolastico bresciano», con la Vittoria alata e la custodia di raso blu. Meritato, questo ulteriore riconoscimento, come gli applausi e gli abbracci sotto il sole, in piazza Loggia.
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