Il pm: appalti agli amici e una talpa tra i carabinieri

Chiuse le indagini sugli appalti per le opere pubbliche gestite dall'assessorato ai lavori pubblici della Provincia.
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Devono rispondere  a vario titolo di peculato, falso ideologico, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, corruzione, frode in pubbliche forniture e traffico illecito di rifiuti. Reati contenuti nell’ avviso di chiusura indagini inviato dalla Procura di Brescia alle quindici persone coinvolte nell’inchiesta che ha fatto luce sugli appalti per la realizzazione di opere pubbliche gestite dall’assessorato ai lavori pubblici della Provincia di Brescia.

Si tratta di imprenditori  e dirigenti dell’ente di Palazzo Broletto. Ma non solo. Nel registro dgeli indagati è finito infatti anche Pasquale Sciacca, luogotenente del comando carabinieri del Noè di Brescia accusato di aver riferito notizie che sarebbero dovute rimanere segrete. In particolare lo stato delle indagini relative alla Gaburri spa e l’esistenza di intercettazioni telefoniche. 

L’inchiesta  del sostituto procuratore Claudio Pinto nei mesi scorsi aveva portato all’arresto in carcere dell’imprenditore Mariano Gaburri;  mentre per il  funzionario dell’ente provinciale Pietro Bondoni erano stati disposti i domiciliari. Si tratta di un doppio filone di inchiesta quello della Procura bresciana. Da una parte il conferimento di rifiuti non pericolosi nel sottosuolo della Lenese e della Paullese per il quale è indagato Mariano Gaburri. Dall’altro invece il giro di denaro pubblico che sarebbe finito nelle tasche dei dipendenti della Provincia che avrebbero favorito aziende amiche per alcuni appalti.

I quindici indagati avranno adesso venti giorni di tempo per difendersi dalle accuse; attraverso memoria scritta o chiedendo interrogatorio al sostituto procuratore titolare del fascicolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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