Il pino, il vuoto e libri all'ombra del Bigio
E alla fine arrivarono i libri. La confusa giornata trascorsa sopra e attorno al basamento del Bigio è stata chiusa dall’Anpi che ha simbolicamente circondato la struttura con una serie di volumi alzati al cielo. Letteratura, insomma, per dire che la Resistenza è un valore che non si cancella e per ribadire che la statua di Arturo Dazzi, chiamata in origine l’Era fascista, in piazza Vittoria non deve tornare.
La mattina si è aperta con un pino di circa un metro piazzato a sorpresa proprio sul piedistallo costruito per ospitare il colosso di marmo. Mentre gli operai lavoravano, attorno alle 11, il sindaco Emilio Del Bono era in piazza. La Loggia ha successivamente spiegato che l’operazione era pensata per decorare l’area in vista della Mille Miglia. L’alberello non ha fatto in tempo a proiettare la propria ombra che il vicesindaco Laura Castelletti, via Facebook, ha dichiarato la propria netta contrarietà alla collocazione: «Mi dissocio dalla siepe #Padaniaclassics», ha scritto citando il progetto dell’artista bresciano Filippo Minelli dedicato alle assurdità estetiche del Nord Italia. «La scelta mi sembra ancor meno opportuna a due giorni dal 25 Aprile», ha aggiunto.
Vuoi per l’ironia sfociata online attorno al pino, vuoi per la presa di posizione di Castelletti, la Loggia ha fatto marcia indietro, togliendo la pianta nel pomeriggio verso le 15 e annunciando l’arrivo di vasi di fiori. Il basamento è tornato vuoto, ma attorno alle 17.30 è stato accerchiato dai libri proprio nella Giornata mondiale dedicata alla lettura. La delegazione dell’Anpi stava partecipando all’inaugurazione della libreria Rinascita e ne ha approfittato per deviare in piazza Vittoria intonando Bella Ciao per sottolineare, nel settantesimo della Liberazione, che «la cultura resta un baluardo di democrazia».
Concluse, per ora, le attività attorno al piedistallo, si riapre inevitabilmente il capitolo Bigio dopo mesi di sostanziale silenzio sul tema. La querelle tra Del Bono, contrario alla statua, e Castelletti, favorevole, si è chiusa con la decisione del sindaco di chiudere definitivamente la porta al ritorno dell’opera. Il parere dei saggi nominati dalla Loggia e quello dell’artista Antony Gormley («Il basamento sta bene vuoto»), hanno contribuito a mandare in cantina la statua o l’ipotesi di un’opera alternativa da collocare in piazza.
Il pino ha però riaperto il caso, tanto che Mario Labolani, l’assessore ai Lavori pubblici che ha portato avanti l’operazione del restauro tra il 2012 e il 2013, ai tempi della Giunta Paroli, è tornato oggi a proporre una raccolta di firme per chiedere un referendum sulla statua, conservata in un magazzino comunale. C’è chi dice sì e c’è chi dice no, per dirla alla Vasco, ma intanto lui, il Bigio, non si muove.
Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it
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