«Il mio viaggio da incubo per andare all’Esame di Stato»

Elisa Sembeni, 27enne di Castenedolo, stamattina aveva in programma la seconda prova pratica, compromessa dal ritardo dei treni
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«Sopporto i disservizi delle ferrovie italiane da anni, ma non avrei mai pensato di toccare il fondo in questo modo assurdo». A dirlo è Elisa Sembeni, giovane laureata in architettura di Castenedolo, che stamattina è arrivata in ritardo di oltre un'ora alla seconda prova pratica dell'esame di stato di Architettura. Compromettendo, con ogni probabilità, il suo risultato: «Ho avuto un'ora in meno rispetto ai miei colleghi, dunque dubito di potere ottenere un risultato brillante».

Il suo viaggio è stato complicato, e non poco, dal guasto alla linea elettrica tra le stazioni ferroviarie di Brescia e Rovato e non è riuscita a presentarsi in tempo all'appello, previsto per le 8.30 di stamattina al Politecnico di Milano.

«Sono furente, non tanto per la tassa d'iscrizione, che costa 350 euro, ma per il danno professionale gravissimo. L'appello per questo esame lo fanno solo due volte all'anno e stiamo parlando di un intoppo grave per la mia carriera. La prima prova, che ho sostenuto ieri, mi sembrava andata bene. Ma oggi, entrata in aula con più di un'ora di ritardo, non so come riuscirò a cavarmela».

«Avevo intenzione di prendere il regionale delle 6.55 da Brescia - racconta il giovane architetto - e alle 6.45 ero già pronta al binario, con il biglietto timbrato. Dagli altoparlanti hanno inziato ad annunciare ritardi "fino a 40 minuti" per i convogli sulla tratta Brescia-Milano, ma inizialmente non mi sono preoccupata perché è abbastanza nella norma e sono più che abituata».

Dopo qualche minuto di confusione, la situazione sembrava essere rientrata: «Ci hanno fatti salire tutti sul treno delle 6.20, che pareva dovesse partire. Invece, dopo essere rimasti fermi sui binari per una ventina di minuti, ci hanno fatto di nuovo scendere e cambiare convoglio. Nel frattempo la gente si era praticamente duplicata, dunque eravamo tutti stipati in piedi nei vagoni, pronti ad affrontare un viaggio infernale, considerando che il treno avrebbe fatto tutte le fermate».

E invece l'inferno non era ancora finito, perché il treno in questione ci ha impiegato più di un'ora ad arrivare a Ospitaletto, tra continue soste e la tensione dei passeggeri che saliva. 

«Il treno si fermava ogni pochi chilometri, al punto che siamo arrivati a Rovato alle 8.25, dove ho deciso di scendere e - grazie a mia sorella che è venuta a prendermi in fretta e furia - mi sono fatta portare in auto al Politecnico, dove sono arrivata con un'ora di ritardo».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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